Tessile, la crisi a Como
Crolla la produzione
da inizio anno -70%

Il conto del lockdown produttivo e del retail fa esplodere la cassa integrazione (a Como più 328%). Taborelli: «Difficoltà strutturali, ricadute sul lavoro»

La crisi legata alla diffusione dell’epidemia, alla fermata produttiva e dei punti vendita e al lungo lockdown si sta facendo sentire pesantemente sul settore tessile e abbigliamento nazionale e sul distretto comasco. L’allarme viene lanciato da Sistema Moda Italia (Smi), organizzazione che rappresenta le imprese industriali del comparto. Nel periodo compreso tra gennaio e aprile, sulla base dei dati diffusi dall’osservatorio statistico dell’Inps, le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate (tra cassa ordinaria, straordinaria ed in deroga) sono state oltre 50 milioni (di cui più di 3 milioni nella sola provincia di Como, con un incremento del 328% rispetto all’anno precedente). Il lockdown ha avuto quindi come effetto un’esplosione della cassa integrazione che vede per i soli quattro mesi iniziali dell’anno triplicare le ore rispetto a quelle richieste per tutto il 2019 (dove si erano registrate 15,17 milioni di ore). Nel solo mese di aprile le ore autorizzate totali sono state 47 milioni.

L’aumento più considerevole riguarda la cassa ordinaria, che passa da 9,4 milioni di ore in tutto il 2019 a 48,79 milioni nei primi quattro mesi del 2020.

«La situazione è stata e continua ad essere estremamente complessa – commenta Andrea Taborelli, responsabile del settore tessile di Confindustria Como e vicepresidente di Smi – a causa di quello che abbiamo subito e delle differenze che ci sono state rispetto ai nostri competitor: in Italia, infatti, siamo stati chiusi per un mese e mezzo, ma questo non è accaduto per le tessiture di altri paesi, a partire dalla Turchia; in questo modo, i pochi ordini presenti sono stati dirottati altrove ed alcune quote di mercato sono state perdute».

Anche se l’attività è ora ripresa da alcune settimane, le prospettive restano negative. Taborelli stima che la produzione del distretto comasco in questo momento sia sotto del 70% rispetto agli ultimi anni: «La domanda è scarsa – spiega – perché i negozi sono rimasti chiusi per un periodo di tempo ancora più lungo rispetto alle industrie, quasi tre mesi, ed ora vivono una ripartenza molto lenta, segnata anche dalla crisi economica delle famiglie. Attualmente – continua l’imprenditore della Tessitura Serica A. M. Taborelli di Lucino – la nostra azienda sta proponendo la collezione per il prossimo inverno, ma da settembre dovremo cercare di vendere per l’estate del 2021: sarà molto difficile riuscire a far comprare qualcosa di nuovo a commercianti che sono pieni di merce invenduta relativa all’attuale stagione».

Se ora quindi si naviga a vista, a settembre ed ottobre potrebbe presentarsi un conto ancora più salato per il settore, con gravi conseguenze anche sul fronte occupazionale. «In queste settimane – afferma ancora Taborelli – continuiamo ad utilizzare la cassa integrazione che è stata prorogata, ma quando finirà non sarà facile: io penso che non riusciremo in breve tempo a recuperare quanto è stato perso e quindi la crisi sarà strutturale, non contingente, e richiederà soluzioni strutturali, senza escludere la riduzione del personale o comunque il ricorso ai contratti di solidarietà».

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