Turismo a Como senza manodopera. «Pochi 5 euro all’ora per fare il lavapiatti»

Turismo La Filcams Cgil sulla carenza di personale denuncia basse retribuzioni e violazioni dei contratti. «Gli straordinari vanno pagati in misura regolare»

Un compenso di 1.550 euro netti al mese per fare il lavapiatti è la proposta di una recente lettera di assunzione in un albergo lariano. Salario comprensivo di: festività, maggiorazione di lavoro festivo notturno, rate di 13esima e 14esima, rol, ex festività non godute, straordinari. Considerato che l’orario è di 60 ore alla settimana, risulta una retribuzione di circa 5 euro all’ora per l’incarico di lavapiatti.

È un esempio portato ieri in conferenza stampa da Filcams Cgil di Como sul tema del lavoro nel settore turismo che incrocia, in questa estate record per l’affluenza, richieste di personale che non trovano offerta, picchi di lavoro a volte nero e grigio, le irregolarità sono per l’80% concentrate nella ristorazione, e la crescente necessità di rinegoziare orari e contratti per garantire una tenuta di un lavoro che, da sempre precario per definizione, è ora in cerca di continuità e garanzie, a fronte di una stagione con il lago “al completo” e un target “alto spendente”.

«Il rispetto dei contratti – ha detto Fabrizio Cavalli, segretario Filcams Cgil Como - riguarda in primo luogo la regolarità dell’assunzione, con particolare riferimento al lavoro grigio: troppo spesso si lavora per 6 giorni pieni alla settimana e non 5 giornate e mezza. Inoltre, l’orario di 40 ore viene spesso superato, in particolare nella ristorazione, già al quarto giorno di lavoro. Serve una corretta retribuzione dello straordinario senza forfettizzazioni al ribasso che penalizzano i dipendenti, il corretto inquadramento contrattuale e magari una contrattazione aziendale o territoriale che tenga conto dell’andamento del settore e redistribuisca la ricchezza prodotta con così grande sforzo anche ai dipendenti».

Sono oltre 26mila le persone occupare nel turismo lariano a fine 2021, in provincia di Como sono quasi 17.500, a Lecco circa la metà.

Un settore in espansione, al netto dello stop per la pandemia: dal 2016 il numero dei lavoratori lariani nel settore è cresciuto del 23%, pari a quasi 4.900 unità: +2.596 a Como (+17,5%); +2.272 a Lecco (+36%), contro il +11,7% lombardo e il +16,4% italiano, secondo l’elaborazione di Camera di Commercio su dati Infocamere.

Si conferma la tendenza con la proiezione sulle assunzioni previste dall’indagine Excelsior: solo nel mese di giugno e solo per Como le assunzioni previste sono oltre mille, di queste a tempo indeterminato 130, poco più del 10%, mentre a tempo determinato 860 e in apprendistato 50, a riprova che in questo ambito l’inquadramento contrattuale è, mediamente, fragile rispetto ad altri settori dove i contratti a tempo indeterminato sono al 50%.

I servizi

Escluse le opportune eccezioni che esistono, il comparto turistico offre una retribuzione mediamente scarsa, contratti temporaneo e non ha una struttura di sistema che possa sostenere la sua forza lavoro: servizi per le famiglie, trasporti e abitazioni vanno ripensati per incentivare la scelta di dedicarsi a quella che è per Como, al momento, la risorsa economica con il più alto tasso di crescita.

«Pensiamo in particolare ai servizi alla persona, cioè il welfare pubblico o integrato, con centri estivi per i figli per non gravare sulla famiglia o sul proprio reddito mentre si è al lavoro con gli orari che sappiamo - aggiunge Fabrizio Cavalli - così come ai servizi di trasporto pubblico per garantire il tragitto casa lavoro, oltre a servizi sanitari con orari adeguati agli impegni stagionali» e infine la casa che deve essere accessibile perché il territorio a vocazione turistica diventi attrattivo anche per chi nel turismo ci lavora.

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