Valore cooperativo. «Persone al centro del fare impresa»

Confcooperative A Varese il primo step dell’assemblea dedicato sullo strumento dei WBO per salvare le aziende. «Utili non a pochi, ma destinati al patrimonio comune»

Varese

L’assemblea generale di Confcooperative Insubria - primo atto a Varese a Villa Recalcati - si è configurata come un potente momento di riflessione e riaffermazione identitaria. Concludendo idealmente l’Anno Internazionale delle Cooperative, l’evento ha voluto dare sostanza al motto programmatico dell’associazione – “Le cooperative costruiscono un mondo migliore” – dimostrando come il modello cooperativo sia una soluzione non solo etica, ma anche efficace rispetto alle grandi sfide sociali e ambientali del nostro tempo.

Economia e persona

Il presidente Mauro Frangi, ha aperto i lavori sottolineando la centralità della persona nell’impresa cooperativa. «Pensate a cosa sono la vita economica e la vita politica, in particolare negli ultimi anni - ha detto il presidente - decisioni concentrate nelle mani di pochi, enormi diseguaglianze che crescono... distanza tra le persone e le decisioni, sfiducia che diventa molto spesso rassegnazione». Al contrario, le cooperative scelgono di «costruire economia a partire dalle persone, in qualunque settore decidano di operare».

Questa visione si traduce in principi irrinunciabili. Il primo, la democrazia: «I cooperatori sono persone che scelgono di governare e di prendere le loro scelte, le loro decisioni imprenditoriali su basi democratiche. A guidare le nostre imprese è il principio una testa un voto».

E ancora, il patrimonio intergenerazionale: «I cooperatori sono persone che decidono di destinare gli utili realizzati non alla ricchezza di pochi, ma al patrimonio comune, alla costituzione di un patrimonio intergenerazionale».

Una funzione chiave all’interno della società, riconosciuta dalla Costituzione: «La funzione sociale che l’articolo 45 della Costituzione ci riconosce è esattamente questa cosa. La declinazione di un modo di fare impresa, che proprio perché è così diverso, rappresenta una diversa idea di economia e in definitiva una diversa idea di società».

In sintesi, l’impresa cooperativa esprime «un’economia che non separa la vita delle persone dal fare economico» e che mira alla «crescita di una società più inclusiva, più coesa, in una parola più equa». Frangi ha concluso che la chiave di questo modello è la partecipazione: «La chiave del successo del modello cooperativo sono le persone, sono i soci delle imprese cooperative, è la loro partecipazione, la loro attivazione democratica a guidare lo sviluppo dell’impresa».

Il tema scelto per la sessione di Varese, “Le imprese rigenerate dai lavoratori”, ha trovato un forte sostegno istituzionale nell’intervento del Prefetto di Varese, Salvatore Rosario Pasquariello. Il Prefetto ha espresso gratitudine per aver posto al centro «un tema che parla di fiducia nelle persone, nella loro capacità di rigenerare, di ricostruire e di non rassegnarsi».

L’esperienza dei workers buyout (WBO), dove i lavoratori diventano soci e protagonisti della rinascita aziendale, è stata indicata come un modello virtuoso. Il Prefetto l’ha definita «molto più di una tecnica economica, è un atto di fiducia collettiva, un investimento nel futuro e nella dignità del lavoro».

La Legge Marcora

La Legge Marcora, che sostiene questi percorsi, viene vista come uno strumento che ridà vita alle aziende, non solo salvaguardando i posti di lavoro ma anche «preservando competenze, relazioni, filiere produttive».

La tavola rotonda ha dato voce a due esperienze concrete di rigenerazione aziendale attraverso il modello cooperativo. Carolina Beretta, vicepresidente della Patrolline Group di Albavilla, ha raccontato come l’azienda – dove era stata assunta nel 1986 – sia stata rilevata dai lavoratori nel 2015 per salvarla dal fallimento. Antonio Caselli presidente della cooperativa che ha rilevato l’azienda, ha presentato la storia di Greslab, cooperativa nata nel 2011 a Sassuolo da un workers buyout. I dipendenti dell’Optima S.p.a. (ex Ceramica Magica), azienda in chiusura, decisero di rilevare l’attività salvando competenze e conoscenze del distretto ceramico.

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