Almeno risparmiateci
il teatrino della politica

Seri e austeri tutti, ci mancherebbe. Con una domandina che resta lì appesa. Chi ce lo impone lo è? Perché agli italiani giustamente ristretti in un sovranismo che di più non si può, visto che il confine è l’uscio di casa , fa una certa impressione vedere la politica che riparte con il consueto teatrino. Oltretutto gli spettacoli live sarebbero pure vietati. D’accordo, in questa guerra oltre alle bombe (meno male) mancano anche gli statisti e dobbiamo combatterla con quello che c’è. Al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si può pure concedere qualche attenuante. Come ha detto giustamente il ministro Dario Franceschini, nessuno prima di lui si è trovato a gestire un’emergenza simile. Ma repetita, in questo caso non iuvant. E allora forse sarebbe stato il caso di evitare il riproporre in diretta Facebook nella tarda serata di sabato, l’annuncio di un provvedimento importante come quello della chiusura di tutte le attività non indispensabili.

La stessa scena vista due settimane prima con il “Ferma Italia”, declamato fra le tenebre senza essere ancora stato firmato. Una scelta che era stata criticata. Questa volta, sarebbe bastato preparare e firmare il decreto per presentarlo in conferenza stampa domenica mattina. Perché se nell’occasione precedente vi era forse l’urgenza di evitare gli assembramenti da gite e scampagnate (obiettivo peraltro non centrato perché anche per attivare i controlli ci vuole tempo), in questo caso, comunque nel giorno festivo buona parte delle aziende interessate erano chiuse.

Ma al premier, appunto, si può pure perdonare qualche errore, magari non quello di essersi scelto come portavoce Rocco Casalino ex del Grande Fratello. Agli altri un po’ meno. Ai leader dell’opposizione, Matteo Salvini e Giorgia Meloni che hanno lanciato una serie di siluri contro il presidente del Consiglio con l’obiettivo, neppure troppo nascosto, di mandarlo a casa, in tutti i sensi, per sostituirlo con un tecnico alla guida di un governo di salute pubblica. Forse non è il momento di aprire una crisi, almeno finché dura la guerra. Poi, lo abbiamo già ricordato su queste colonne, si può anche cacciare Churchill, come fecero gli inglesi subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma attraverso le elezioni. Certo, l’opposizione, se lo ritiene, può continuare a fare il suo lavoro anche durante un’emergenza come questa. Meno comprensibile, o forse no, visto il personaggio che anche Matteo Renzi, uno che si è vantato di essere stato una sorta di “levatrice” del governo Conte due apra il fuoco amico. A che pro? Guadagnarsi uno spicchietto di visibilità? Ma per ottenerlo non sarebbe meglio remare tutti dalla stessa parte? Non si è ancora capito che adesso gli italiani hanno tutto in mente, in primis le loro vite che non i consensi di Salvini, Meloni, Renzi, Zingaretti o Di Maio con Vito Crimi? Allora che senso hanno questi affondi quando c’è di mezzo un provvedimento indispensabile, sia pure comunicato male e non scritto benissimo tant’è che l’interpretazione sta dando adito a uno scontro tra sindacati e imprenditori che rischia addirittura di portare a uno sciopero? Che le limitazioni servano, lo dicono i dati di questi giorni che segnano, in Lombardia e non solo una prima inversione di tendenza per contagi e vittime. Non sarebbe allora meglio mettersi lì tutti insieme per migliorare le cose e limitare gli sfondoni? E poi che la critica di uso eccessivo dei social arrivi da Renzi o addirittura da Salvini che proprio attraverso questi media, con celebre e costosa “belva” il suo apparato di comunicazione digitale ha costruito e consolidato la sua carriera politica, sfonda la soglia del paradosso. E anche le accuse di autoritarismo a Conte, dai, da che pulpiti... Insomma, non è il momento delle polemiche. Anche perché nella regione dove la situazione è più grave, la Lombardia, al governo da oltre un quarto di secolo ci sono i partiti che attaccano a Roma. Insomma la prima pietra, anche questa volta sarebbe opportuno lasciare cadere a terra. Quando sarà finita potremo tornare a goderci il teatrino e magari dare la parola agli italiani per lasciare a loro il giudizio definitivo.

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