Fanatismo: la dittatura
peggiore e definitiva

La dittatura dei cretini. Evidentemente la demagogia stracciona esibita dal cosiddetto #metoo, la campagna antimaschilista scaturita dal caso Weinstein durante la quale bastava un’accusa di sessismo, senza alcuna prova e senza alcun processo, per rovinare vite e carriere, non ci ha insegnato nulla. La piega che sta prendendo la sacrosanta protesta per la morte di George Floyd, barbaramente soppresso da un poliziotto a Minneapolis, ci dimostra che quando la gente va in piazza facendosi dominare dal fanatismo le cose finiscono sempre male.

La decisione di Hbo, emittente televisiva statunitense a pagamento, di togliere dal suo catalogo “Via col vento” in quanto film di ispirazione razzista, è talmente comica, talmente ridicola, talmente grottesca da diventare paradossalmente pericolosa. Innanzitutto per una questione di merito. Il film, uno dei capisaldi della storia della cinematografia mondiale, non ha alcun intento apologetico della supremazia dei bianchi sui neri - che invece si coglie nel romanzo da cui è tratto - tanto è vero che non c’è un solo spettatore a cui importi un fico secco della guerra tra nordisti e sudisti, ma moltissimo invece della storia d’amore - un vero topos per i melò di tutti i tempi – tra Rossella O’Hara (Vivien Leigh) e Rhett Butler (Clark Gable) - ed è questo il suo valore, altro che negri, schiavi e piantagioni di cotone. Proprio come in “Senso” di Luchino Visconti con il folle innamoramento, in piena terza guerra d’indipendenza, della contessa Livia Serpieri (Alida Valli) per l’ufficiale austriaco Franz Mahler (Farley Granger).

Ma la cosa grave non è tanto non aver capito una mazza del film, quanto invece la cultura che giustifica non solo queste censure, ma anche i vandalismi e gli abbattimenti delle statue di personaggi storici di vario genere, da Churchill a Colombo a Montanelli, l’ancor più incredibile decisione di un supermercato di ritirare i celeberrimi “moretti”, fino alla contestazione di schiere di protagonisti della cultura occidentale in quanto schiavisti, sessisti e antidemocratici. È’ il fanatismo. Il fanatismo degli ignoranti. Il fanatismo dei cretini, appunto. Che parte dalla negazione della storia, del suo valore, del suo spessore, del suo senso e dal rifiuto ottuso di valutare le cose, gli avvenimenti e i personaggi, film e romanzi compresi, nel loro contesto.

D’altronde, il fanatismo, proprio come le eresie, spacca il mondo in due parti, il Bianco e il Nero, la Verità e la Menzogna, il Bene e il Male e quindi, avocando a sé il ruolo del Bene, del Bene massimo, del Bene assoluto, del Bene supremo, deve per forza rimuovere ogni elemento che metta in dubbio questo suo dogma assoluto. Il rogo delle idee degli altri, il rogo dei film degli altri, il rogo dei libri degli altri. Adesso è la stessa cosa, anche se in modalità 4.0. Esiste un pensiero unico collettivo perbenista massificato ecologista tartufista moralista politicamente corretto e stracorretto che vieta la differenza, vieta i cattivi pensieri, vieta le pulsioni, vieta i vizi capitali, che sono stati codificati dalla dottrina cattolica, insomma, vieta tutto quello che non è assimilabile a sé. E di conseguenza, censura, sbianchetta, condanna, espelle. Questo sì che è un signor regime.

Da qui alla follia il passo è breve. Shakespeare, ad esempio, è di certo da bruciare, basti pensare al ruolo che affida al nero Otello o all’ebreo Shylock. Non parliamo di Dostoevskij, con i suoi omicidi di vecchine e i suoi parricidi, da bruciare pure lui. Céline, figurarsi, quello era antisemita, nazistoide e nichilista, da bruciare immediatamente. Kipling? Razzista lui e il suo fardello dell’uomo bianco, da bruciare senza meno. Flaubert ha detto che madame Bovary è una mignotta e che i borghesi (Bouvard e Péchuchet) sono tutti dei cretini, cosa aspettiamo a bruciarlo? Balzac era un gran epulone, puttaniere e maschilista, si bruci pure lui. Borges, peggio mi sento, ha difeso i dittatori argentini, se non fosse stato già cieco c’era da cavargli gli occhi, oltre a bruciargli i labirinti. E i fascisti? Vogliamo parlare degli intellettuali fascisti o nazisti? Qui c’è da morir dal ridere: Ungaretti, Malaparte, Marinetti, Gentile, Sironi, Hamsun (revocategli il Nobel!), Heidegger, Benn, Lorenz, Eliot, Cioran, Eliade e si potrebbe andar avanti per pagine e pagine. Comunque, tutti da bruciare. C’è poi da incendiare mezza biblioteca della letteratura classica, da Euripide a Eschilo, e anche della filosofia, basta leggere cosa pensavano Aristotele e Platone delle donne e degli schiavi. In quanto ad antisemitismo, niente male anche Lutero e a proposito di caccia alle streghe, persecuzioni e sterminio di valdesi, protestanti eccetera c’è da fare pure una bella lista lunga di papi e cardinali. E a questo Wojtyla, così antimoderno e tradizionalista su aborto e omosessualità, quand’è che togliamo il titolo di santo?

Non esiste scrittore, pittore, musicista, politico, prete o condottiero che non sia stato figlio del suo tempo e che non sia stato immerso nell’epoca che lo ha determinato e che non abbia portato su di sé la fatica di vivere e la tragedia che la storia è, sempre, dovunque e comunque.

La cultura, e prima ancora l’intelligenza, non sta nel mettere i braghettoni ai pensieri scandalosi dei grandi, ma nell’inserirli nel loro periodo storico per coglierne l’insegnamento profondo e imperituro. E invece l’obiettivo è devastante, oltre che infantile. Creare una monodottrina che forgi una neolingua che scorra dentro quell’unico binario dal pensiero collettivo mondiale, l’unico accettato, l’unico certificato, l’unico comprensibile e che utilizzi la difesa strumentale di Mami (la negrona di “Via col vento”) come un grimaldello per imporre l’ultima dittatura. Quella peggiore.

Quella definitiva. Quella che, senza gasare nessuno, vuole trasformare gli uomini in angeli. E quelli che vogliono trasformare gli uomini in angeli sono gli stessi che preparano i campi di concentramento.

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