Fontana ha ragione
se non fa il Masaniello

Ai tempi in cui comparve nell’agone politico, come sindaco e presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Attilio Fontana rappresentava il leghista moderato, distante dallo stile spesso pirotecnico dell’Umberto Bossi dei bei tempi che, non a caso, aveva ingaggiato nel movimento professionisti e intellettuali per evitare di spaventare troppo quegli elettori in buona parte ereditati dalla Dc.

Adesso, sarà forse per la barba incipiente che lo ha cambiato anche nei tratti somatici, l’avvocato di Varese da pompiere si è trasformato in incendiario. Nella veste di presidente della Regione Lombardia ha, in un’intervista, giustificato coloro che violeranno le regole del decreto di Natale approvato dal governo. Fontana, magari neppure a torto, ce l’ha con le norme che impediscono di spostarsi ad un Comune all’altro, se non in caso di comprovata necessità, dal 21 dicembre al 6 gennaio 2021. Una misura che, com’è ovvio, penalizza gli abitanti dei piccoli centri molto più di coloro che abitano nelle grandi città. Se il presidente della Lombardia fa bene nel chiedere in un confronto con il premier Conte e una modifica delle regole, sbaglia, e di brutto, quando solidarizza con i potenziali trasgressori. La guida di un’istituzione importante come la Lombardia non può permettersi di vestire i panni del Masaniello.

È una posizione scivolosa che rischia di indurre molti che già vivono queste limitazioni come intollerabili soprusi figli di una presunta dittatura sanitaria del governo, ad allentare la prudenza con tutte le conseguenze sul piano sanitario che possiamo immaginare.

Abbiamo trascorso un’estate fin troppo spensierata che, secondo l’infettivologo Massimo Galli, ci sarebbe costata 20mila morti. Sarebbe il caso di evitare un tragico bis. Chi, come Fontana, è al vertice di un’istituzione, dovrebbe aver ben presente qual è il peso delle parole. E che una vita umana non può valere qualche spicciolo di popolarità in più, anzi neppure un consenso sterminato. Sono già troppi i politici che, purtroppo, non riescono a fare a meno di solleticare la pancia della gente anche davanti a questa tragedia nazionale e mondiale. Almeno chi ricopre incarichi di grande responsabilità dovrebbe astenersi e cercare di dare il miglior esempio. Tutto il contrario di quello che ha fatto Giulio Gallera, assessore lombardo al Welfare che, quasi di proposito, si è fatto immortalare mentre faceva jogging fuori dal suo Comune in violazione del Dpcm. Come se non fossero bastate le gaffe e i dubbi sull’azione politica dell’avvocato meneghino nella gestione della pandemia. La domanda, che pesa parecchio, per tutti i lombardi è: si può essere tranquilli sapendo che il nostro destino dipende da questi esponenti politici? Ognuno risponda come crede, magari mettendo da parte, per una volta, l’appartenenza. Perché qui, come insegna Luca Zaia, collega di Fontana e leghista, non è questione di destra e sinistra ma di capacità amministrativa e personale, anche nel sapere ciò che si deve dire e le conseguenze delle parole. Anche il nuovo “Doge” veneto incappò in un infortunio dialettico quando parlò dei cinesi che si nutrirebbero di topi vivi. Ma almeno non ha mai istigato alla disobbedienza delle regole che pure in parte non condivide. Non che il presidente della Lombardia l’abbia fatto, ma ci è andato vicino. E poi Fontana non può certo dimenticare quanto è accaduto e succede nel territorio che governa, il più martoriato dalla pandemia con gli ospedali al collasso e l’immagine dei camion militari con le salme dei bergamaschi morti durante la prima ondata.

Un conto è parlare in un comizio di piazza, dove comunque non si dovrebbe dimenticare il contesto della tragedia e dei rischi di perpetuarla, altro è farlo in veste istituzionale. Speriamo di evitare le eventuali conseguenze di questa uscita e magari di non assistere ad altre da qui alla fine del mandato di Fontana o di Gallera, la cui priorità, più che garantire la pur legittima libertà di muoversi o di diventare i testimonial del jogging libero, deve essere quella di assicurare ai cittadini lombardi la possibilità di non contrarre questo infido virus o di poterlo sconfiggere nel modo migliore.

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