Il grande imbuto
del pronto soccorso

Anche quest’anno, come tutti gli anni, come se il mondo e il sistema non fossero mai cambiati e le sorti progressive non si fossero fatte magnifiche, ogni giorno propina un bollettino da campo di battaglia: «Assedio al pronto soccorso», seguito dall’immancabile «Ospedali, tutto esaurito», proseguito con «ambulanze in fila per scaricare i pazienti» e concluso con «cercate di stare a casa o rivolgetevi al medico di famiglia». Il quale rimanda al pronto soccorso e ricomincia il circo.

Il malato sembra una gatta da pelare. Gli ospedali, ha stabilito una riforma ormai datata, sono aziende, la sanità sul territorio è un’azienda . E se sono aziende, dovrebbero agire in relazione alla domanda. Per agire, per rispondere alla domanda normale e speciale, hanno superato una dura selezione manager da 155mila euro l’anno, direttori generali, sanitari e amministrativi, ma non sono tenuti ai colpi di genio come richiederebbe la situazione.

Il nostro sistema sanitario è un’eccellenza - diceva il Celeste Formigoni prima di inciamparci - da 18,3 miliardi di euro l’anno . E in effetti, una volta che il malato riesce finalmente a farsi prendere in carico dai medici, il sistema è migliorato davvero, in termini assoluti e relativi, rispetto al passato. Ma non ha mai riempito il “buco nero” del pronto soccorso, come se non avesse mai calcolato e non calcoli che il 33% della popolazione è malato cronico a rischio di riacutizzazione, che il 25% è anziano e fragile, per dare due dati, che non ci sono strutture sul territorio e dunque spesso non resta che il pronto soccorso, il grande imbuto.

A Como è stato costruito e pagato due volte dai comaschi, con la fiscalità generale e le ingegnerie finanziarie, un ospedale da 330 milioni di euro, dedicato all’urgenza e all’emergenza. Però l’avamposto, il suo pronto soccorso, è chiaramente sottodimensionato, per un ospedale generale provinciale destinato a servire centinaia di migliaia di utenti e i posti letto sono pochi rispetto alla domanda ordinaria e straordinaria. Non ci sono spazi fisici, dicono, per l’ampliamento. Ma chissà perché, in un ospedale per acuti e subacuti, 30 posti letto sono stati riservati alla riabilitazione, fase importante nel percorso di guarigione e, tuttavia, non per acuti. E chissà se un paio di stanze nel dipartimento d’urgenza e d’emergenza sono ancora inutilizzate per problemi strutturali, rilevati ad ospedale inaugurato, nel 2009.

Ora pare che proprio in questi giorni si sia preso atto della necessità di rimodulare spazi e posti in funzione di un’utenza che merita senza dubbio alcuno più rispetto.

Vedremo i tempi della risposta, che è comunque un passo in avanti rispetto alla lagna sentita in questi anni, quella per esempio che accusa i parcheggi di esosità e scomodità e il Comune di San Fermo di indebito arricchimento, in modo da non parlar del resto. O quella che taccia il paziente di fingersi codice rosso invece che bianco, anche se poi gli operatori lo trattano comunque da essere umano e da malato, benché siano pagati meno che in altri reparti. Meglio la lagna sullo Stato che si tiene i medici di medicina generale, seimila euro al mese, e scarica gli ospedali e il territorio alle Regioni, così si rinfacciano a vicenda. Meglio la lagna sulla polmonite che ha l’ardire di arrivare in inverno e sulle difficoltà cardiovascolari che hanno la sfrontatezza di presentarsi in piena calura, sommandosi all’ordine del giorno di traumi, infarti, occlusioni, feriti e impallinati, varie ed eventuali.

Meglio per consiglieri e sottosegretari regionali da 120mila euro l’anno, indennità e rimborsi compresi, lamentarsi ‘che la vicenda è complessa’ e che è difficile intervenire e farsi dar retta. È difficile anche per la gente che resta in coda 1 4 ore, se è per questo.

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