La Como da ripensare
e il lockdown delle idee

Tre negozi storici del centro di Como si sono arresi. La pandemia c’entra sì e no nelle chiusure definitive, ma non molto tempo fa altre insegne “datate” avevano spento per sempre le luci. Tra queste anche l’ultima libreria rimasta nella strada più importante dello “struscio”: via Vittorio Emanuele II.

Certo, non sono più i tempi in cui, era l’epoca del boom economico, gli inviati di alcuni grandi giornali si fiondavano a Vigevano per contare le fabbriche di calzature e constatare l’assenza o la scarsa frequentazione di librerie. Ma, quello che sta accadendo da noi è un piccolo segnale, che magari resterà tale, di un cambiamento che rischia di ritrasformare il cuore di Como già oggetto di vorticosi e incontrollati mutamenti negli ultimi anni.

Ricordate, qualche decennio fa, gli allarmi lanciati sulla Città Murata dormitorio, desertificata dopo la chiusura serale dei negozi, che certo non erano tanti come quelli attuali e in cui poter bere un caffè appena trascorso il crepuscolo rasentava l’impresa? Si sprecarono i dibattiti e le interpretazioni e qualcuno era arrivato addirittura a contestare la coraggiosa scelta del sindaco Spallino sulla pedonalizzazione della zona. Poi tutto è cambiato, in maniera vorticosa, incontrollata e mal gestita. La vasca cittadina ha visto un pullular di botteghe locali, addirittura la movida e ha cominciato a vivere in maniera frenetica come mai nel passato. Intanto però, specie negli ultimi anni, molte abitazioni residenziali hanno lasciato il posto a case vacanza e Bed&breakfast: un “modello Venezia” con l’espulsione degli abitanti “indigeni”, segnalato da un altro Spallino, Lorenzo, figlio del primo cittadino Antonio, ultimo amministratore a dare una sistemazione urbanistica che regge tutt’ora. al centro cittadino.

La lunga e inattesa durata della crisi determinata dal virus comincia a dimostrare, attraverso la chiusura dei negozi e la desertificazione delle strutture destinate a turisti che chissà quando potranno tornare a vivere, la fragilità di questo modello. Non va trascurato l’imbarbarimento di alcune aree, come piazza Volta, teatro di risse e altri episodi di violenza. Il problema è che la Città Murata avrebbe bisogno di regole e di una gestione efficace, anche per quanto attiene alle continue violazioni della Zona a traffico limitato e alle consegne delle merci.

Anche qui, la lunga “bolla” imposta dal protrarsi della pandemia non ha fatto sì che si approfittasse dalla situazione per mettere mano alla questione, così come si stenta ad affrontare quella del traffico nel resto della città. Qualcuno si sarà accorto che, nel breve periodo di apertura quasi totale delle scuole, i tempi di percorrenza del “girone” e delle vie limitrofe sono tornati quelli, poco sostenibili, del pre Covid. Siamo, insomma, ancora nel pieno del campo delle occasioni perdute e delle opportunità non afferrate che fa tanto la cifra di questa amministrazione, la cui inerzia non è certo stata alleggerita dal contesto, anzi che appare quasi a suo agio nel clima da lockdown anche delle idee. Eppure ci sarebbe una città da ripensare perché, se i dissennati weekend in zona gialla sembrano averci detto che l’attrattività di Como è rimasta integra, non è detto che, nella nuova e auspicata normalità, le cose tornino com’erano prima. Anche il commercio, forse, dovrebbe attuare una riflessione se è vero, come testimoniano alcuni operatori, che anche nella bolgia degli scorsi fine settimana, in assenza o con carestia di svizzeri e altri stranieri, gli scontrini emessi al di fuori dell’ambito di bar e ristoranti sono stati poche manciate. Insomma tra i lai di protesta per le chiusure imposte e i ristori che non basteranno mai, ammesso che arrivino, sarebbe opportuno cominciare a programmare. Per non farsi accecare, come già accaduto, dalla luce in fondo al tunnel.

Ma magari ci penserà la prossima amministrazione, visto che quella in carica è ormai in vista timbro di scadenza. E allora saranno i comaschi ad avere in mano le chiavi per il futuro della loro città. Speriamo le sappiano usare.

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