La cura del “tartufo”
praticata dai politici

La nuova cura per il Covid, se si guardano i politici, è il tartufo. Un po’ costosa magari, ma loro se la possono permettere e comunque sono gli unici beneficiari di questa rivoluzionaria terapia. Non avete notato quanto era “tartufesco” Giuseppy Conti nella conferenza stampa di presentazione del nuovo Dpcm all’acqua di rose? E Rocco Casalino nei panni del maggiordomo Gustavo di Porta a Porta a introdurre i giornalisti così da creare il clima giusto per evitare domande scivolose e dannose per il tubero del presidentissimo ammantato di quei poteri di emergenza che forse cominciano a dargli alla testa? Si dice che da qualche alleato del capo di governo escano espressioni nei confronti di quest’ultimo che neppure Capitan Fracassa Salvini, uno che l’effigie di Conte la tiene in mezzo al bersaglio del gioco delle freccette in salotto.

Una grattata di tartufo per non scontentare nessuno: palestre e piscine, chiuse ma solo dopo una settimana e se non rispettano i protocolli, sport di squadra dei piccoli solo senza partite e con allenamenti individuali. Mezze decisioni, sapori forti per coprire i dissensi degli scienziati del Cts che chiedevano misure più draconiane contro il virus che ha ripreso la rincorsa dopo aver riposato d’estate. E anche le richieste del Pd, che almeno con qualcuno dei suoi, vedi Franceschini, si è accorto che traccheggiare serve solo a peggiorare la situazione. E poi c’è il Mes che per i Cinque Stelle è una bestemmia in chiesa. Anche su quello una spruzzata trifolosa per smorzare le asprezze.

Ma il premier non è solo in questa nobile arte tartufosa. Vogliamo parlare dei sindaci, in principio destinatari del potere impopolare di imporre mini lockdown locali. “Ci scaricano tutto addosso”, hanno strillato i primi cittadini con l’apposita grattuggia da tubero già a portata di mano. Come se non fossero loro, alla fine, quelli eletti direttamente dai cittadini e perciò i più vicini ai medesimi, oltre che i maggiori conoscitori del territorio. Perché vanno bene le trifole romane. Ma pretendere che sia il governo a capire se blindare una piazza di Pizzighettone… Cosa deve fare usare Google Maps?

Vogliamo parlare dell’altro livello locale, la Regione? Il premio del cercatore di leccornie sottoterra non può che toccare al presidente della Lombardia, Attilio Fontana. Caliamo pure tutti i veli pietosi che si vuole sui vaccini per l’influenza, che ci hanno venduto come indispensabili per distinguere i sintomi da quelli del Covid ed evitare di far tracollare gli ospedali già sotto pressione, e che viaggiano con un tale ritardo da far pensare che li trasporti Trenord. E pure sulle Ats che gettano la spugna di fronte ai tracciamenti dei contagi ormai fuori controllo. E anche sul fatto che l’Emilia Romagna ci inondi il naso con i test sierologici gratuiti in farmacia per studenti e personale della scuola. Ma sentirlo affermare, dopo aver propugnato il tartufesco coprifuoco dalle 23 alle 5, che si tratta in fondo di una misura “simbolica”, eh no. Ci servono proprio i simboli, sai che paura ne ha il Corona. Allora spargi tartufo che il virus campa. Perché questa partita si può giocare solo in due modi. Con il sistema cinese dei lockdown draconiani o con il metodo svedese del “liberi tutti”, alla ricerca azzardata di una tragica immunità di gregge. Insomma o in difesa oppure in attacco. Se pensi di cercare la prevalenza a centrocampo, il “tiki taka”, il Covid non ti fa vedere palla. Noi memori della nostra cultura calcistica catenacciara avevamo scelto di chiuderci in retroguardia a primavera. E c’era andata pure bene. Poi, con la bella stagione e il nemico in apparente affanno, abbiamo pensato di spingerci in avanti e lui ci ha infilato con dei contropiedi, o ripartenze come si dice adesso, micidiali. Adesso è dura riorganizzare le forze. Anche se, la storia ci insegna che dopo Caporetto magari arriva Vittorio Veneto. Prima, però, devi tenere la linea del Piave, sulle cui sponde non si trovano tartufi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA