La giovane iraniana e lo scacco
matto

A partire almeno da Ingmar Bergman, ma con tutta probabilità anche da prima, il gioco degli scacchi si è prestato a farsi allegoria. Nel film “Il settimo sigillo” del 1957 il significato profondo ed esteso che la schermaglia da scacchiera poteva assumere si fece evidente.

Qualcuno ricorderà di aver visto la pellicola per la prima volta nel buio di un cineforum: il cavaliere Antonius Block, di ritorno dalla Terrasanta, sfida nientemeno che la Morte. Gioca con i pezzi bianchi, lasciando il nero alla tremenda Avversaria: “Molto appropriato, non trova?” commenta quest’ultima.

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