
Alla metà degli anni Settanta, in qualsiasi scuola media di provincia c’era sempre il buffone della classe che, proprio per questa sua attitudine caratteriale, provava ogni volta a diventare l’anima delle feste di compleanno.
Il problema è che non tutti nascono Oliver Hardy o Jerry Lewis e quindi il più delle volte le imitazioni della maestra miope, del vigile panzone o del ciabattino balbuziente non facevano ridere nessuno. Per non parlare poi di quella del francese con la erre moscia, del tedesco ottuso alla Sturmtruppen e del napoletano tutto pizza, serenate e mandolino. Ma era quando proponeva la parodia del cinese che parlava con la “elle” al posto della “erre” mimando gli occhi a fessura tirandoli con gli indici delle mani che il malcapitato veniva cacciato tra pernacchie, insulti, schiaffi del soldato e lancio di palle di cartapesta, torsoli di mela e smozzichi di focaccia rancida. Quella del cinese era una gag già vecchia e stravecchia quarant’anni fa. Figuratevi oggi.
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