L’Italia dei magliari eterna immagine

Fino a ieri per molti l’immagine dell’Europa era stata qualcosa di sacro, di puro e di intoccabile. Una sorta di tempio calvinista della politica, dove serietà, competenza e probità la facevano da padroni. Ricordate quella frase “Ce lo chiede l’Europa” che tagliava di netto qualsiasi obiezione o perplessità?

Certo, c’erano e ci sono gli euroscettici, quelli che sottolineavano che alla fine si tratta solo di un gran carrozzone burocratico che vuole fare il bello e il cattivo tempo nella vita dei cittadini e pretende anche di stabilire, come si dice spesso, quale debba essere la misura delle zucchine. Ma quasi nessuno metteva in dubbio l’onestà delle istituzioni, dove pure di quattrini ne sono sempre girati parecchi. Adesso con il “Qatargate” e la variante marocchina è tutta un’altra musica, il problema è che i primi violini siamo proprio noi italiani. Per quanto la tangentopoli coinvolga soggetti di molti paesi, il fulcro è ancora l’ex europarlamentare lombardo Antonio Panzeri con i mucchi di banconote in casa. Non per nulla ha cominciato a circolare la battuta “Italian job”. E questo per l’immagine del nostro Paese è un dramma. Il rischio, oltre a ritrovarsi di fronte al vecchio refrain dell’italiano “baffo nero, pizza e mandolino” è di pagare caro questo crollo di un’immagine che già non era mai stata considerata fulgida, specie dai Paesi del Nord del Vecchio Continente che, anche se non lo dicono mai in maniera aperta, si libererebbero volentieri di un Paese considerato una “zavorra”.

Tutto il lavoro fatto da Draghi e altri per cercare di far capire che siamo cambiati, diventati più seri e attenti alla salute dei nostri conti,e anche una manovra che rispetta i saldi di bilancio, cosa tutt’altro che scontata per un governo di centrodestra, rischia di essere vanificato da questa vicenda che, peraltro sta minando tutta l’istituzione europea. Ma le cariche più potenti sono le nostre. Viene in mente un vecchio film con Alberto Sordi, titolato “I magliari”, dove i protagonisti erano italiani che giravano per la Germania a proporre truffe ed altri reati. Questa etichetta ora rischia di rimanerci addosso per sempre.

E poi non c’è solo la Tangentopoli. Un’altra vicenda che ci mette in cattiva luce e ci fa passare per i soliti italiani inefficienti e non affidabili è quella del Pnrr. L’Europa ci ha coperto di miliardi, ma ha preteso che fossero spesi bene per raggiungere alcune obiettivi e in tempi certi. È accaduto solo in piccola parte e neppure il governo presieduto da Mario Draghi è riuscito a centrare questo obiettivo, forse una mission impossible per come è strutturato il nostro Paese, dove qualsiasi opera si incaglia in una jungla di lacci, lacciuoli, incapacità e ostacoli. Insomma la nostra reputazione rischia di precipitare, ed è poco consolante il fatto che siamo in buona compagnia, perché tutta l’impalcatura europea ha subìto un colpo che rischia di avere effetti davvero devastanti per il futuro. Perché è chiaro che questa è tutta legna che alimenta il fuoco dell’euroscetticismo. Pensare che l’Italia è stata tra i Paesi fondatori di quella che una volta sia chiamava Comunità europea.

Tra i politici che ci credevano di più e che si era prodigato per far partire il primo embrione dell’unità post bellica, la Comunità del carbone e dell’acciaio, c’era Alcide De Gasperi.

Ecco il fatto di essere passati in meno di un secolo dallo statista trentino a Panzeri dice tutto sul decadimento a bomba del ceto politico.

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