Non sfugge nemmeno agli atei che la Pasqua in arrivo è la più significativa degli ultimi 75 anni. Tanti ne sono passati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, altro periodo in cui l’umanità intera si era trovata spinta dagli eventi a cercare, con la ragione e/o con la fede, una luce oltre la sofferenza (e la morte) da cui era circondata. A questa eccezionalità, ovvero alla Resurrezione di Cristo come metafora di ciò che stiamo vivendo e a quel percorso di rinascita cui tutti siamo chiamati, è dedicato il numero del nostro supplemento culturale “L’Ordine” in edicola gratuitamente domani con “La Provincia”.
Seguendo una tradizione avviata nel 2013, il numero monografico è introdotto da una copertina disegnata per noi dal pittore Giuliano Collina, che quest’anno ha programmaticamente intitolato il suo dipinto “Dal sangue alla luce”. È Papa Francesco - una delle figure simbolo di questi tempi, con le sue celebrazioni in diretta dalla piazza San Pietro deserta destinate a passare alla storia - a firmare uno degli interventi principali, tratto dal suo ultimo libro “Io Credo”, ad accompagnarci in una riflessione su che cosa significhi dichiarare, come recita una delle preghiere più importanti della cristianità, che si crede «nella resurrezione della carne». Bergoglio riflette sul «cammino», mai come di questi tempi spirituale, che dobbiamo compiere qui e ora per arrivare pronti alla «piena comunione nel Regno glorioso» di Dio: «Questa attesa - afferma il Papa - è la fonte e la ragione della nostra speranza: una speranza che, se coltivata e custodita, - la nostra speranza, se noi la coltiviamo e la custodiamo - diventa luce per illuminare la nostra storia personale e anche la storia comunitaria». Il filosofo Markus Krienke estende la validità del concetto di “resurrezione personale e collettiva” al di là delle convinzioni religiose di ciascuno. Sottolinea come l’emergenza che stiamo affrontando sia un’occasione per riconsiderare il valore della vita, rimettendo al suo posto quel momento nient’affatto marginale, ma che nella nostra società era diventato un tabù di cui si parlava poco o per nulla, rappresentato dalla morte. Perché è proprio quest’ultima a «rendere preziosa» la vita e a rafforzare il percorso di rinascita spirituale che ci porterà oltre il coronavirus.
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