Pasqua, il germe
della vita risorta

Il messaggio del vescovo di Como per i lettori de La Provincia

In queste settimane stiamo combattendo contro un nemico comune, che già ha mietuto numerose (troppe!) vittime: il corona virus. Vorremmo debellarlo il più in fretta possibile e sconfiggerlo definitivamente.

Ci domandiamo: quanto è grande questo virus? Quanto è visibile a occhio nudo?

Eppure ha messo a soqquadro il nostro vivere, fino a scombinare tutti i nostri piani. Giunto del tutto inatteso, ha smascherato le false sicurezze con cui abbiamo costruito i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. A ben riflettere, ci rendiamo conto che noi uomini non siamo proprio i padroni del mondo, perché grande ed evidente appare in questi tempi la nostra fragilità e debolezza. Ci credevano imprendibili, dominatori assoluti, mentre è bastato questo virus invisibile, ma deleterio, per lasciar emergere tutta la nostra vulnerabilità. E i danni che ne derivano ci impongono di affermare che “nulla sarà più come prima”.

Dobbiamo umilmente, ma anche dolorosamente ammettere che assieme al corona virus, tuttora presente, nei mesi passati abbiamo coltivato altri virus maligni, che hanno favorito un clima di tensione e di rabbia, fino a stupire noi stessi e a domandarci dove sia andata a finire la nostra umanità. Abbiamo convissuto, infatti, con il virus maligno della paura dell’altro, della prevenzione del diverso, dello stacco dallo straniero, esaltando i nostri diritti ed escludendo quelli degli altri. Abbiamo respirato il virus dell’individualismo, che a ben vedere in questi giorni cerchiamo di dimenticare, accomunati come siamo dalla comune paura della sofferenza, della povertà, della morte. Ci stiamo accorgendo che non possiamo andare avanti ciascuno per contro proprio, ma solo insieme.

Tuttavia, per fortuna, questa carrellata non si esaurisce qui. E’ sotto gli occhi di tutti la generosità e l’impegno di tante persone, che in queste settimane mettono a repentaglio la loro vita per aiutare le tante persone ammalate, fino a giungere a comprendere che “la vita non serve se non si serve”, come ha sottolineato Papa Francesco nella sua omelia della domenica delle Palme. Penso ai tanti medici, infermieri, volontari del servizio civile, della Caritas, della Croce Rossa, a tanti sacerdoti, che con uno scatto di umanità, cercano in tutti i modi di essere vicini e di darsi a chi ne ha bisogno.

Dentro questa situazione di dolore e di morte, si stanno scrivendo pagine gloriose, in cui emerge una umanità diversa, che propone un alto modello di vita, che insegna a cercare la gloria non nella fama, nel successo e nella ricchezza, ma attraverso una fraternità che ci rende solidali gli uni gli altri e che mostra in che cosa consiste il vero eroismo.

Per i cristiani, anche se le celebrazioni nelle chiese sono “a porte chiuse”, unitamente a tutti gli uomini di buona volontà, la Pasqua di Risurrezione è il germe divino che sconfigge la morte, che esalta la solidarietà, che promuove la fraternità.

Dio, che ha sostenuto Gesù nella Passione, incoraggia e sostiene anche noi nel servizio fraterno. Attraverso questa via possiamo scoprire ovunque, nelle creature, anche le più deboli e fragili, il volto glorioso del Risorto, vincitore della morte, che ha offerto la sua vita per noi perchè noi, a nostra volta, possiamo dire di sì all’amore.

Il germe della Risurrezione del Signore illumini e rischiari il nostro cammino.

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