Politica: gli effetti
collaterali del virus

Gli effetti collaterali si manifestano sempre, figuriamoci con un virus. E allora, per esempio, pare che la frase più efficace per rimorchiare oggi sia: “Ti va di salire da me? Ho una mezza boccetta di Amuchina e due mascherine”. E che lo stesso disinfettante per le mani sia diventato una sorta di bene rifiugio più dell’oro con gli speculatori che investono capitale sul gel antisettico. Poi c’è Renzi che pare stia studiando un tour elettorale nel Lodigiano nella speranza, neanche tanto inconfessata, di essere contagiato e riguadagnare le prime pagine proditoriamente sottratte dallo sbarco del “Corona” in Italia. E a proposito di Speranza, con la maiuscola, da destra c’è chi obietta che il ministro della Salute, con quel nome, non sia adeguato al grave momento e propone di sostituirlo con tale Certezza.

Chi sta meglio sono quelli del Pd. Pare che in una riunione della direzione del partito, qualcuno abbia sollevato la questione del “con tutte queste limitazioni per paura del contagio. non si riesce a far più nulla, si deve star fermi”. “E allora cosa cambia per noi?”, gli sarebbe stato risposto. Per quanto riguarda i Cinque Stelle, l’unica epidemia che li preoccupa, e lì trovare il vaccino sembra più complesso che per il Coronavirus, è quella elettorale.

I soliti complottisti in servizio permanente effettivo sono pronti a denunciare una manovra dei poteri forti, della Cia, di Putin, della Trilateral e del forum di Davos ai danni delle Sardine. Con le misure anti assembramenti il movimento non potrà più esprimersi. Ma non se la passa bene neppure Matteo Salvini. Qui con il “prima gli italiani” si esagera. Oltretutto un cinese malato da appendere alla colonna infame sembra non si trovi neppure a pagarlo. E anche qui, c’è l’ipotesi di complotto, visto che il contagio è nato e si è diffuso nelle due principali regioni guidate dal Carroccio.

Ma i principali sospetti, c’è da immaginarlo, sono diretti verso “Giuseppi Conte”. Guarda caso il principale beneficiario del “Corona” è proprio lui. Il giorno prima della scoperta del primo malato a Codogno, il governo bis del premier non a caso meridionale, ballava come una debuttante al ritmo del bulimico Renzi da una parte, degli infidi responsabili dall’altra con il consueto Salvini a martellargli i santissimi. Di colpo, il presidente del Consiglio ha ritrovato pace, silenzio e riflettori senza ombre. Va bene tutto, si sa che la politica italiana ormai ha quasi anche finito di grattare il fondo del barile, ma speculare sulla pandemia vera o presunta, sarebbe troppo.

Si sa, ogni medaglia ha il suo rovescio e in ogni situazione, anche in quelle più terribili, c’è sempre qualcuno che trae giovamento. In questo caso è il premier e non certo per merito suo. Conte più che il suo omonimo nerazzurro sembra ricordare più un altro allenatore di calcio, l’Arrigo Sacchi dei mondiali Usa 1994. Nonostante prestazioni inguardabili, difficoltà assortite e imprevisti di ogni sorta, era riuscito ad arrivare in fondo, sconfitto solo ai rigori dal Brasile. Da lì la leggenda sul suo fondoschiena, il celebre “Cul de Sacc”. Chissà se, grazie anche al “Corona”, nel suo caso ha avuto un effetto benefico sulle coronarie, Conte riuscirà a vedere il traguardo finale del suo governo. Lo scopriremo solo vivendo o meglio sopravvivendo al virus che, questo deve essere un auspicio condiviso da quello che una volta si chiamava “arco costituzionale”, è meglio lasci la scena al più presto e restituisca noi lombardi e veneti alla vita di tutti i giorni. E pazienza se dovremo riabituarci a Renzi, al Pd, a Salvini alle Sardine, ai Cinque Stelle, ai responsabili, a Conte e a tutto il teatrino della politica. Alla fine, come ci stiamo accorgendo, c’è addirittura di peggio.

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