Regole ok ma basta
Grande Fratello

“Ha da passà ‘a nuttata” è un detto napoletano che, in questo tempo che ribalta ogni prospettiva, si adatta come un capo di alta sartoria al corpo martoriato della Lombardia. Una fortezza, la nostra regione come i nostri territori, che può vacillare di fronte all’assedio di un nemico subdolo, imprevisto e invisibile, ma non crollerà. O meglio, dipende da noi, dai suoi abitanti, spesso additati come esempi di operosità ma anche generosità e senso civico, la vittoria di questa guerra. Che non sarà breve e non sarà facile. Ma ognuno, come ogni fantaccino che anche fa solo la guardia a un bidone di benzina, deve contribuire. Come? Adeguandosi il più possibile alle disposizioni del governo che hanno di fatto steso una sorta di gigantesca pellicola trasparente sulle nostre terre, sulle nostre case, sulle nostre industrie. La Lombardia è stata sigillata per tentare di rendere la vita più difficile al nemico, non lasciarlo dilagare sotto il Po, combatterlo e sconfiggerlo qui. E non è sbagliato affermare che questa guerra si combatte casa per casa. Cercando di restarci il più possibile tra le mura che saranno ancora più amiche. Facendo lo sforzo di uscire solo per necessità. Innanzitutto legate al lavoro, se proprio non si può svolgere nell’ambito domestico, e poi per le urgenze. È un sacrificio necessario e più lo si farà e forse più sarà breve. L’alternativa è apocalittica, con l’emergenza che si protrarrebbe, i malati che aumenterebbero e gli ospedali che non ce la farebbero più a curarli. La verità, per quanto cruda e questa. Le misure draconiane chieste dalla Regione e imposte dal governo hanno questo obiettivo. Farci stare lontani gli uni dagli altri per evitare di fare del male a noi stessi, ai nostri cari, ai nostri amici e ai nostri conoscenti. Stare lontani, alla distanza prescritta dai sanitari, quel metro che può cambiare le nostre sorti è, secondo l’Istituto superiore di sanità, anche più importante della cautela negli spostamenti. Non a caso il presidente della Lombardia ha criticato il provvedimento: avrebbe preferito norme più rigide in questo senso.

Seguiamo queste regole, facciamole seguire ai nostri ragazzi che, con le scuole chiuse e una quantità oceanica di tempo libero, mordono il freno, escono a branchi come al solito tra amici e non si rendono conto che così rischiano di vanificare i provvedimenti e, soprattutto, che rappresentano un rischio per i loro nonni, la fascia della popolazione più vulnerabile.

Rispettiamo quanto è stato prescritto dal governo e dalla Regione Lombardia, dopo aver calato un pietoso velo sulle modalità con cui queste restrizioni sono state comunicate. A partire dalla giornata di sabato è partito un tam tam assurdo di voci che ha avuto come risultato quello di terrorizzare tutti coloro che si trovavano in Lombardia senza risiedervi.

L’assalto ai treni diretti soprattutto a Sud che rischia di trasportare anche l’emergenza è dovuto anche a questa gestione delirante della comunicazione. Forse era il caso di prendere le decisioni e comunicarle quando potevano già diventare operative. Invece, per tutta la sera sempre dell’altro ieri, è girata una bozza di decreto diversa da quella poi approvata. Sono partite voci che parlavano di blocco della circolazione delle merci verso la Lombardia e fuori dal nostro territorio. Molti imprenditori hanno rischiato sindromi di altra natura rispetto al Coronavirus. Ha dovuto intervenire, ieri in tv, il presidente Attilio Fontana, senza mascherina, anzi con il profilo più rassicurante che riesce a esprimere per tentare di tranquillizzare il mondo dell’economia. Per ore i tanti lavoratori frontalieri sono rimasti all’oscuro di ciò che avrebbero trovato al confine questa mattina. Poi, tardi, sono arrivate le spiegazioni. E anche i contenuti del decreto peccano, in parecchi punti, di chiarezza. Qualcuno ha fatto riferimento a Rocco Casalino, portavoce del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte per parlare di comunicazione da “Grande Fratello.” E non a torto. Però per una volta guardiamo alla sostanza. Ne va di tutti noi. “Ha da passà a’ nuttata”.

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