Vuoi battere il virus?
Censura i bollettini

La gente beve. Quando i presidenti delle Regioni - dopo un evidente e prolungato passaggio in fiaschetteria - hanno chiesto all’unisono di cancellare il bollettino quotidiano sui casi di Covid abbiamo capito che stiamo entrando a vele spiegate nella fase circense della pandemia.

Il ragionamento dei nostri statisti è, come sempre, alto, colto e ambizioso. Visto che l’evolversi e involversi dell’infezione continua a offrire colpi di scena preoccupanti e spesso deprimenti e visto che noi popolo bue siamo tutti bambini con una testolina microscopica e, quindi, non siamo in grado di reggere una pressione del genere, cosa di meglio che cancellare i contagiati, sbianchettare i ricoverati e censurare i caduti, perché in questo modo, nella migliore tradizione italiota farisea, occhio non vede cuore non duole? Basta una comunicazione una volta alla settimana. Tutto vero. E poi dicono che il centralismo è una brutta cosa...

Ora, va bene che qui nessuno è un premio Nobel, ma il compito della buona politica - risate - e della buona informazione - risate - sarebbe quello non di nascondere i dati, ma darne di più. Verificati, ponderati e comparati per offrire allo spettatore, al lettore e all’elettore tutto il materiale grazie al quale formarsi una conoscenza completa e puntuale e, quindi, un’opinione meditata e approfondita. Tutto questo, naturalmente, se i nostri De Gasperi e Togliatti e i nostri Montanelli e Malaparte ci considerassero persone degne di un minimo di rispetto, visto che ogni anno andiamo - chissà perché - a votare e ogni anno paghiamo il canone Rai e ogni mese l’abbonamento alle pay tv e ogni giorno il quotidiano, invece di trattarci come un branco di imbecilli ai quali la verità va nascosta perché non è in grado di comprenderla.

Una sorta di paternalismo peloso e omertoso, una pedagogia condita di sorrisetti, pacche sulle spalle e tubetti di vaselina che, oltre a essere particolarmente irritante, non fa altro che coprire di ridicolo chi la ostenta. Perché se estendessimo l’aureo ragionamento blasé dei vari Einaudi di sinistra e di destra che governano le Regioni del nord, del centro e del sud, allora dovremmo prendere, a cascata, una serie di decisioni irrevocabili. Vietare le previsioni meteo, perché se poi piove o tira vento allora la gente non prenota più per il weekend al mare (e qualche buontempone negli anni scorsi lo aveva pure proposto: nel paese di Pulcinella la realtà supera sempre la fantasia). Vietare i prezzi sui menù dei ristoranti, così uno non si spaventa se vede venticinque euro per un piatto di spaghetti con il pomodoro. Vietare l’orario di arrivo dei treni e prevedere solo quello di partenza, per evitare spiacevoli contestazioni nei rari, anzi, rarissimi - vero, Trenord? - casi di ritardo. Senza pensare all’inesauribile proliferare di leggende metropolitane che si scatenerebbe dopo sei giorni di assenza di qualsiasi tipo di informazione e che farebbe tornare di assoluta attualità l’indimenticabile scena fantozziana della visione coatta della Corazzata Potemkin durante la partita Italia-Inghilterra, perché a un certo punto inizierebbe a diffondersi la voce incontrollata che i sì vax stanno battendo i no vax per venti a zero e che ha segnato pure Crisanti di testa su calcio d’angolo.

Ma questi dove vivono? Chi sono i loro consigliori? I loro spin doctor? Non lo sanno che su tutte le piattaforme del mondo i dati sono aggiornati in tempo reale e che, essendo recentemente usciti dalla caverna di Platone, ma anche dalla stamperia di Gutenberg, ed essendo ormai – piaccia o non piaccia - il mondo globale interamente digitalizzato e mappato dai social, ogni sorta di censura dell’informazione è impossibile, oltre che risibile? Non hanno capito che di fronte alla fuffa, al ciarpame, al pattume, alla paccottiglia, alle balle atomiche dei matti, degli scappati di casa e degli avvelenatori di pozzi esiste solo e soltanto la corretta comunicazione? Perché pensano che non siamo in grado di capire cosa sia Omicron e cosa Delta, quali siano le giuste regole di ingaggio, quali le prevenzioni, come vaccinarsi, come curarsi, come leggere con intelligenza i dati e come non farsi prendere dall’isteria?

E invece niente. Troncare, sopire, nascondere, ovattare, negare. Dovreste assistere ad alcune scenette da avanspettacolo che toccano a noi dei media quando chiamiamo certe Ats e certe Asst per avere i dati sui ricoverati e capirne il profilo così, appunto, da offrire un’informazione precisa ai lettori, perché è ovvio che se quasi tutti i ricoverati fossero no vax e i pochi sì vax avessero 120 anni e dodici patologie sarebbe una cosa e se invece tutti i ricoverati fossero atleti ventenni con tre dosi di vaccino sarebbe una cosa ben diversa, o no? E invece, apriti cielo, a sentire le risposte di certe Ats e di certe Asst sembra di aver chiesto il terzo segreto di Fatima. Ma che domande, ma come si fa e volete addirittura sapere quanti sono gli uomini e quante le donne tra i nostri dodici ricoverati, ma avete una bella faccia di bronzo e avete un bel becco e volete pure sapere le fasce di età, ma è inaudito, ma è un’impresa titanica, un’impresa napoleonica, e volete addirittura sapere chi è vaccinato e chi no, ma è impossibile e c’è il protocollo, caro lei, e c’è il codicillo e c’è la ceralacca e c’è il bollo papale e c’è il giuramento di Ippocrate e poi c’è la privacy!, signora mia, la privacy!! la privacy!!! E volete pure sapere quante dosi hanno fatto, ma vi rendete conto, ma è inammissibile, ma dove andremo a finire, ma voi ci perseguitate, ci cavate il sangue e non è colpa nostra e i nazisti dell’Illinois e siamo rimasti senza benzina e avevamo una gomma a terra e c’era il funerale di mia madre ed era crollata la casa e le cavallette... E anche questo, fidatevi, è tutto vero. Sono due anni che va avanti così.

Ed è un peccato, perché ce ne sarebbe di spazio per fare della buona politica - e della buona informazione – se questo non fosse un paese di magliari.

@DiegoMinonzio

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