Il bambin* scatena le polemiche
«Una violenza alla lingua italiana»

Dal centrodestra, Gaddi e Zoffili, criticano la scelta del sindaco Pelucchi e sostengono il parroco

Ponte Lambro

Diventa un caso la parola bambin* utilizzata sul manifesto di un laboratorio di burattini. Quell’asterisco, presentato dal sindaco Ettore Pelucchi come una scelta inclusiva, è per il centrodestra un cedimento all’ideologia woke.

Il caso è stato sollevato da Samuele Minoretti, giovane della Lega. Leggendo che «ogni bambin* costruirà un Pinocchio di legno», ha pubblicato un commento su Facebook: «La grammatica prevede la parola bambini, non bambin*!». Il parroco, don Stefano Dolci, si è spinto oltre: «Siamo tutti così schiavi dell’idolatria inclusivista che vuole cancellare le differenze in nome dell’accoglienza e della pace universale? Lasciamo fuori i bambini dalle follie degli adulti».

La polemica ha colpito il consigliere regionale forzista Sergio Gaddi. «L’asterisco non è cultura, non è inclusione, non è tolleranza, è solo una stupida violenza alla lingua italiana. Concordo con le parole del parroco e sono stupito delle posizioni del sindaco Pelucchi che difende questa scelta assurda» dice Gaddi.

Pensare che l’asterisco possa essere simbolo di inclusione, continua, «vuol dire essere fuori dalla realtà e schiavi della moda tossica del woke. Oltretutto questa barbarie sta già arretrando in America dove è nata, finalmente appaiono come ridicole le forzature di Biancaneve nera, dei sette nani che appartengono alle minoranze linguistiche, di Cenerentola barricadera o di personaggi queer inseriti anche nelle favole».

Per Gaddi è «molto grave e scorretto il condizionamento dell’innocenza dei bambini, spesso nascosto dall’ipocrisia apparentemente innocua di un semplice asterisco».

Così la pensa anche Eugenio Zoffili, deputato leghista residente in paese. «La pericolosa ideologia woke sembra aver contagiato l’amministrazione di Ponte Lambro. Ha ragione il parroco: bisogna lasciare fuori i bambini dalle follie degli adulti. È preoccupante il tentativo di imporre teorie gender a chi attraversa una fase delicata dello sviluppo: l’infanzia va protetta, giù le mani dai bambini e il sindaco chieda scusa».

Rincara la dose Paolo Muttoni, coordinatore della Lega Giovani Cumasch: «Esistono solo due generi: maschio e femmina. Non esistono “identità non binarie” e trovo gravissimo che questa visione venga proposta come modello educativo ».

Il sindaco ribadisce la sua posizione: «L’obiettivo è far sì che ogni bambino si senta riconosciuto e rispettato. Non si tratta di creare confusione, ma di promuovere accettazione».

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