
Il bambino ucciso è l’abisso. Lo scandalo assoluto. La fine di tutto. La cosa che non si può vedere, che non si può sentire, che non può e non deve accadere. Perché è emotivamente insostenibile.
Lo ricorda Dostoevskij in una pagina memorabile de “L’idiota” nella quale il buono, il puro, il mitissimo principe Myskin, reincarnazione di Cristo nella Russia degli zar, rivolge il suo sguardo incorrotto sulle desolazioni dell’esistenza e riesce comunque, forte della sua fede immacolata, a dare un senso a tutte le brutture, tutte le violenze, tutti i dolori, tutte le ingiustizie del mondo, ma che a una domanda non riesce proprio a rispondere: “Perché, Signore, i bambini muoiono?”.
Ed è così, in effetti. È quindi del tutto logico l’impatto devastante che le notizie provenienti dal medioriente hanno avuto sull’opinione pubblica italian a, visto che l’ultimo rapporto sulle vittime dell’attacco israeliano ha contabilizzato giusto ieri in diciottomila i bambini che hanno perso la vita a Gaza. C’è polemica sulla affidabilità delle fonti, quasi tutte di parte, ma questo poco importa. Stiamo certamente parlando di migliaia e migliaia di bambini innocenti che non ci sono più a causa del fuoco delle armi, delle malattie, delle infezioni o della denutrizione. Una cosa spaventosa. Una cosa mostruosa. Una cosa inaccettabile.
Ed è quindi condivisibile la mobilitazione perché tutto questo finisca, gli appelli, le manifestazioni, le prese di posizione singole, comunitarie e anche dei singoli Stati. I bambini non devono essere uccisi ed è doveroso manifestare affinché non vengano uccisi, perché si smetta di ucciderli. Subito. Immediatamente. Ogni bambino di Gaza è sacro e quindi è intoccabile, al netto della geopolitica, del terrorismo islamico, del pogrom del 7 ottobre, delle tante ragioni della recente storia di Israele e della millenaria storia degli ebrei, che non finirà mai di contare i suoi di bambini massacrati. Fa niente. I bimbi di Gaza non si possono uccidere e basta.
Quelli ucraini, invece, a quanto pare sì. Non è un commento. Non è un giudizio. È una semplice constatazione. Dall’inizio dell’invasione russa i dati, sempre controversi ma piuttosto attendibili, ci dicono che i bambini uccisi o gravemente feriti dai bombardamenti di Putin sono attorno ai tremila. Tremila sono tanti, ma vuoi mettere rispetto a diciottomila? Non c’è paragone. Però, un altro report estremamente preciso contabilizza in ventimila - ventimila! - i minori ucraini rapiti dai russi, portati oltreconfine e “russificati” a forza, plagiati, rieducati, culturalmente lobotomizzati. Di questi, al momento, ne sono stati recuperati circa trecento. Gli altri saranno persi per sempre. Sono vivi, certo. Ma per i loro genitori sono morti, senza neppure il conforto di una tomba su cui poterli piangere. Ventimila rapiti più tremila morti o gravemente feriti. Non è Gaza, ovvio, ma insomma, anche applicando un minimo di manuale Cencelli non siamo messi male neppure qui, come assassinio e persecuzione dei bambini. Che ne dite?
Di questo fatto però - ripetiamo, non è un commento né un giudizio: è una fredda constatazione – pare che non importi niente a nessuno. Non ci sono manifestazioni. Non ci sono striscioni. Non ci sono comitati universitari e studenteschi urlanti e ululanti, non ci sono comitati Pro Ukr (quante centinaia di comitati Pro Pal, invece?), giusto il divieto al direttore d’orchestra Gergiev di suonare alla Reggia di Caserta (sai che ritorsione…), non ci sono paginate e paginate sui giornali o talk show indignati o appelli di intellettuali impegnati o di grandi firme à la page o di stilose damazze da terrazza, non c’è la foto simbolo del bambino ucraino in prima pagina mentre su ogni prima pagina c’è la foto simbolo del bambino palestinese (che ci ha tanto commosso, anche se poi era una fake, perché il poveretto è malato di fibrosi cistica, ma questo non è importante, davvero).
E allora viene spontanea una domanda. Perché? Perché dei bambini ucraini non importa a nessuno? Perché valgono meno di quelli palestinesi? Eppure sono tutti morti civili, civili al 100%, civili in purezza, non sono bimbi dietro ai quali si nascondono, nelle scuole e negli ospedali, quegli eroi di Hamas, i soldati ucraini sono tutti al fronte, non nelle città, se ammazzi un bambino ucraino è perché vuoi ammazzare un bambino ucraino, non un soldato che si protegge dietro un bambino. Cos’hanno che non va i bambini ucraini? Forse perché sono troppo biondi? Forse perché sono figli di nazisti (visto che gli ucraini sono tutti nazisti, vero?) e quindi sono un po’ come gli israeliani (visto che gli israeliani sono i nuovi nazisti, vero?)? Forse perché sono cristiani e i cristiani non vanno tanto di moda (nel mondo ne vengono ammazzati cinquemila l’anno, nell’indifferenza generale), mentre invece i musulmani sono di tendenza? Forse perché sono sostenuti (in parte) dall’Europa e, come noto, agli europei l’Europa fa schifo perché è la cosa peggiore del mondo, vuoi mettere i paradisi in terra della Russia, della Cina o dell’Iran? Forse perché non hanno la kefiah in testa? Davvero, con tutta sincerità, cos’hanno che non va i bimbi ucraini, i tremila uccisi e i ventimila rapiti?
E non c’è un manifesto, non c’è una frase corrusca, non c’è un tazebao di premi Nobel o di maestri di pensiero che intimi di fermare la strage dei piccoli ucraini. Non c’è niente. Niente di niente. E allora ti viene da pensar male, da pensare alle solite cose, al solito tanfo ammorbante che ammorba da sempre la nostra culturetta grottescamente para rivoluzionaria, con la quale è dagli anni Settanta che ci copriamo di ridicolo. E di infamia. E cioè che ogni cosa legata all’Occidente e, quindi, a Israele e all’Ucraina sia il Male a prescindere e ogni cosa che gli si opponga sia il Bene a prescindere. Sempre la solita storia, sempre il solito spurgo, sempre il solito vomito.
Perché, anche in questo caso, i bambini uccisi sono tutti uguali. Però alcuni sono più uguali degli altri.
@DiegoMinonzio
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