
Cronaca / Como città
Martedì 09 Settembre 2025
La Finanza:«Appetiti criminali sul turismo lariano»
L’intervista Michele Donega, comandante provinciale: «Nel Comasco forte domanda di stupefacenti. Evasione? Nascosti al fisco 450 milioni»
Como
Un elogio alle categorie professionali e agli enti locali, ma anche un campanello d’allarme per un tessuto economico, quello legato al turismo, permeabile a logiche criminali. Michele Donega, comandante provinciale della Guardia di finanza, saluta e sottolinea: «Me ne vado con dispiacere, sentendomi un po’ comasco anch’io. E di questo voglio ringraziare questo meraviglioso territorio».
Colonnello, partiamo dalla sua analisi del tessuto economico lariano.
Il tessuto sociale e produttivo qui è particolarmente dinamico, con imprese molto orientate all’internazionalizzazione. In più il lago di Como rappresenta un unicum in termini di attrattività. Sicuramente questo è un momento fortunato, per via degli effetti positivi che l’attrattività del lago determina anche in termini economici. Pur con tutti gli effetti negativi che questa crescita può determinare, in ottica di tensione sui prezzi nel settore immobiliare, sul costo della vita. Inoltre questo aumento vede contrapposta una minor crescita degli altri settori produttivi, soprattutto del tessile che vive un momento di crisi. Questo mi porta a una considerazione.
Quale, nello specifico?
Non possiamo solamente sperare nello sviluppo turistico del territorio, ma questo va sempre sostenuto dal mondo imprenditoriale in termini non solo di ricadute occupazionali, ma anche in termini di valore aggiunto e di produttività, capacità di ricerca e sviluppo, maggiore stabilità dei contratti di lavoro, che nel settore turistico sono soggetti a stagionalità.
È corretto affermare, sulla base delle vostre indagini, che il lavoro nero e l’evasione siano piaghe più diffuse negli ambiti economici legati al turismo?
Assolutamente, ma in questo settore anche i contratti di lavoro regolari sono più bassi. E questo ha una ricaduta in termini retributivi e di potere d’acquisto delle persone e di ricchezza complessiva.
Si sentono spesso allarmi relativi a rischi di infiltrazione criminale nelle attività tipiche del turismo. Succede così anche qui?
I settori caratterizzati da una minore patrimonializzazione, come quello della ristorazione, sono soggetti a una maggiore infiltrazione criminale in considerazione del fatto che servono meno investimenti iniziali e anche qualora gli investimenti fossero persi ci sarebbe un danno relativo per le organizzazioni criminali. Inoltre i settori più esposti a illeciti economico e finanziari sono proprio quelli “labour intensive”, laddove è più facile porre in essere meccanismi evasivi che vanno ad abbassare il costo di produzione, ad esempio attingendo a forme di intermediazione illecita della manodopera, a utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ad elusione dei contributi. E questi sono anche i settori in cui abbiamo registrato forme di sinergia con il mondo criminale.
Sul fronte evasione fiscale, qual è la situazione nel Comasco?
Nei miei due anni di permanenza complessivamente abbiamo scoperto 390 illeciti fiscali e abbiamo segnalato più di 450 milioni di euro di base imponibile sottratta a tassazione, a fronte di un fatturato complessivo provinciale superiore ai 26,3 miliardi annui.
Numeri importanti...
Si, ma in termini relativi non direi superiori ad altre realtà italiane. Però devo sottolineare un fatto importante: l’evasione fiscale non è solo una forma di illecito contro l’erario, ma è anche una forma di concorrenza illecita. Gli interventi della Guardia di finanza in materia, dunque, non preservano soltanto i conti pubblici, ma vanno a riequilibrare le dinamiche economiche. L’attività investigativa, dunque, ha spesso un impatto anche pratico. Mi viene in mente un caso, in particolare.
Dica.
In questi anni abbiamo scoperto un diffuso fenomeno di sfruttamento dei lavoratori nel settore della vigilanza privata, lavoratori costretti ad accettare retribuzioni ampiamente inferiori rispetto alla quantità di lavoro prestata. La Gdf ha interrotto una spirale di sfruttamento di due società leader ma soprattutto, grazie all’attività di indagine, le aziende coinvolte hanno avviato il piano di aumento che incrementerà del 38% il regime medio degli stipendi. E questa è una risposta concreta.
In termini di risposte concrete, quali sono quelle nei confronti dei furbetti del superbonus fiscali o del reddito di cittadinanza?
L’attenzione in tema di spesa pubblica sta crescendo moltissimo negli ultimi anni. Perché diventa di assoluta priorità non solo il contrasto dell’evasione, ma fare in modo che le risorse stanziate vengano destinate realmente alle finalità per cui sono state previste. In due anni abbiamo denunciato 87 indebiti percettori di reddito di cittadinanza per contributi superiore ai 700mila euro. Inoltre abbiamo controllato un ammontare complessivo di 88 milioni di euro di agevolazioni concesse sotto forma di crediti d’imposta e scoperto indebite percezioni per quasi 14 milioni. In più, la nostra attività ha consentito di evitare la concessione di finanziamenti garantiti dallo Stato attraverso Mediocredito centrale per oltre 20 milioni.
Cambiamo tema. Spaccio di stupefacenti. Spesso date conto dei sequestri, ma c’è l’altra faccia della medaglia: i consumi. Quant’è diffusa la droga tra i comaschi?
Un dato su tutti. In questi ultimi due anni abbiamo segnalato 693 persone come assuntori di sostanze stupefacenti. Questa è testimonianza della domanda forte che si registra su questo territorio. E, ovviamente, laddove c’è la domanda c’è anche una forte offerta. In due anni abbiamo sequestrato 371 kg di droga. È un fenomeno, quello dell’abuso di droga, che riguarda tutto il territorio provinciale. Ed è un problema sociale prima ancora che criminale.
A proposito di problemi criminali, lei nei suoi discorsi durante le feste del Corpo ha lanciato allarmi sulla criminalità cinese. Come mai?
Perché, a livello nazionale ma non solo, c’è un incremento della rilevanza della criminalità cinese. Noi abbiamo contezza di ambienti criminali del territorio che si rivolgono a associazioni criminali di origine sinica sia per avere contanti, sia per trasferire, sotto forma di simulato pagamento di prestazioni mai avvenute, ingenti profitti all’estero.
Infine, cambiando totalmente argomento, le chiedo: ma la Guardia di finanza intende restare a lungo a Palazzo Terragni?
Mi lasci dire che è stato un onore vivere Palazzo Terragni e poterlo valorizzare rendendolo luogo di incontro e di eventi di interesse culturale. E poi mi piace sottolineare come da un lato noi continuiamo a prenderci cura a nostro carico di questo capolavoro e dall’altro lo rendiamo sempre più fruibile a visitatori e turisti. Lo dimostrano i 3844 visitatori nel 2024 e i 1720 nel 2025. Siamo qui dal 1955 e direi che per noi è un onore esserci.
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