
(ANSA) - ROMA, 07 GIU - "Quando parliamo di overtourism ci si riferisce sempre alle città d'arte o alle località turistiche sulla terraferma. Non ci soffermiamo quasi mai ad evidenziare come invece il mare, con i suoi delicati ecosistemi, sia stato una delle prime vittime del turismo di massa". A lanciare l'allarme in vista della Giornata degli oceani che si celebra domani Rosalba Giungi, presidente della Fondazione Marevivo che elenca 10 casi eclatanti in tutto il mondo di spiagge che hanno subito l'aggressione umana: barriere coralline perse per sempre a causa del surriscaldamento e dell'acidificazione degli oceani, dell'ancoraggio selvaggio e dello snorkeling, ecosistemi di mangrovie devastati per far posto a villaggi turistici, baie soffocate dai natanti, cetacei cacciati dai loro habitat. Da Maya Bay in Thailandia, all'isola di Boracay, Filippine, all' HanaumaBay alle Hawaii, fino alla barriera corallina australiana a zazibar o a Dar es Saalam, fino ad Alonissos in Grecai e all'arcipleago della Maddalena.
"L'80% dei fondali marini e il 98% di quelli abissali sono inesplorati e non esiste una catalogazione della biodiversità", ricorda la fondazione. "Non conosciamo il mare, ma continuiamo a sfruttarlo in ogni modo possibile. Quello dell'overtourism è un tassello che si unisce al dramma dei mutamenti climatici, del depauperamento degli stock ittici, dell'inquinamento da plastica e di altre gravi emergenze ambientali". (ANSA).
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