Molesta mamma con passeggino: patteggia due anni di carcere

Tribunale L’uomo aveva anche cercato di rovesciare la carrozzina. E poco prima aveva tentato di trascinare una donna fuori da un portone

Ha patteggiato due anni di pena senza la sospensione condizionale, decisione presa dal giudice dell’udienza preliminare di Como Walter Lietti in seguito alla continua «violazione delle misure cautelari», ovvero l’obbligo di firma che aveva sostituito i domiciliari. Si è chiusa così, in Tribunale, la vicenda penale che aveva riguardato un brutto fatto di cronaca avvenuto a Camerlata, tra via Donatori di Sangue e via Turati.

Con il bimbo di 6 mesi

Una mamma di 37 anni che stava spingendo il passeggino con il figlio di appena 6 mesi, era stata avvicinata con un pretesto da un uomo che l’aveva palpeggiata e che poi aveva afferrato il passeggino nel tentativo di ribaltarlo. La donna era riuscita ad opporre resistenza, evitando che il figlio piccolo cadesse per terra e riuscendo anche a chiamare aiuto, soccorsa dal compagno che – poco distante dal punto dell’aggressione – aveva udito le richieste di soccorso.

L’aggressione aveva così configurato non solo l’ipotesi di reato di violenza sessuale, seppur non in una forma grave, ma anche quella di violenza privata. I fatti risalgono al 30 gennaio 2023. A finire nei guai era stato un gambiano residente poco distante, Buba Livio Mass, che era poi stato messo ai domiciliari in esecuzione di una misura cautelare. L’avvocato della difesa, Arianna Cesana, era poi riuscita ad ottenere l’obbligo di firma di fronte alla polizia giudiziaria.

«Avevo bevuto»

Lo straniero, 24 anni, aveva anche risposto alle domande del giudice che lo interrogava, dicendo che nel giorno in cui commise le molestie aveva perso il lavoro e aveva bevuto un po’ troppo, non sapendo dunque spiegare il motivo del suo comportamento. Tra l’altro, quello con vittima la mamma di Camerlata, non era stato nemmeno l’unico episodio contestato in quel pomeriggio. Il gambiano infatti se l’era presa anche con una signora di 73 anni che stava rientrando in casa. L’uomo l’aveva afferrata per un braccio tentando di trascinarla fuori da un portone. Solo le urla di una seconda signora avevano convinto l’aggressore ad allontanarsi.

Anche questo fatto – che aveva preceduto l’aggressione alla mamma – era stato configurato dalla procura come violenza privata. Entrambi gli episodi erano confluiti nella misura cautelare firmata dal gip di Como che i carabinieri avevano poi notificato all’indagato.

Ora il fascicolo è arrivato davanti al giudice per la sua definizione. L’uomo ha ottenuto di patteggiare la pena quantificata in due anni, accordo che è stato ratificato davanti al gup. Il gambiano tuttavia non ha ottenuto la sospensione condizionale, proprio in seguito al mancato rispetto – dopo l’arresto – delle misure che erano state disposte dal giudice.

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