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Scuola La riforma prevede l’esame di cittadinanza per gli studenti con “sei” a fine anno. Diverse scuole comasche hanno anticipato i contenuti della norma: «Ma non è semplice»
Esame di cittadinanza per chi avrà il sei in condotta, con il voto che torna ad assumere «un valore formativo e non solamente disciplinare».
Dopo l’approvazione definitiva dei regolamenti in consiglio dei ministri, la riforma sul voto in condotta per gli studenti della scuola secondaria sarà attiva già da settembre, con il comportamento che sarà valutato durante l’anno e che terrà conto, in particolare, di eventuali episodi di violenza o aggressione ai danni del personale scolastico e dei compagni.
«In una classe particolarmente problematica abbiamo già applicato la normativa»
Ma cosa ne pensano i presidi? «Per la riforma del voto di condotta si demanda all’autonomia delle scuole l’attuazione di tali provvedimenti, senza pensare che i problemi legati alla concreta fattibilità delle indicazioni ministeriali sono molti – rimarca Nora Calzolaio, preside del Pessina - la scuola dovrà attivare convenzioni con enti di volontariato. Quest’anno, in una classe particolarmente problematica, abbiamo applicato già la normativa, ma non è stato facile trovare per ogni studente delle strutture che accogliessero i ragazzi e che fossero anche vicine ai luoghi di residenza delle famiglie, senza contare che non sempre i centri per il volontariato offrono una assicurazione per gli studenti, e se la offrono c’è comunque un costo per le famiglie»
«Accolgo con favore la riforma che riconosce il valore educativo del rispetto e della responsabilità – sottolinea Gaetana Filosa, preside della Da Vinci-Ripamonti - noi adottiamo da tempo provvedimenti disciplinari che prevedono percorsi di riflessione legati ai comportamenti degli studenti. La norma conferma e rafforza un approccio che già caratterizza il nostro modo di intendere la scuola: un luogo che non si limita a sanzionare, ma che educa, accompagna e promuove la crescita civile e personale».
Il preside del Setificio Gianluca Mandanici commenta: «Accogliamo con favore le misure introdotte dalla riforma in materia di comportamento, sia per quanto riguarda la riflessione critica prevista per gli studenti con una valutazione pari a 6, sia per quanto riguarda la possibilità di sostituire la sospensione con attività di cittadinanza solidale a favore della comunità, pratica peraltro già adottata in molte scuole, tra cui la nostra
Non solo nelle scuole statali
Una riflessione, quella sulla condotta, che ovviamente non fanno solo le scuole statali. «Accogliamo con attenzione e spirito costruttivo la recente riforma del voto in condotta approvata dal Consiglio dei ministri – evidenzia Matteo Ciastellardi, dello staff di direzione del Cfp dei Padri Somaschi - Come Cfp, e come Fondazione con un’impronta di carattere somasco, da sempre orientati all’accoglienza dei giovani e alla crescita integrale della persona, non possiamo che sentirci direttamente coinvolti nelle implicazioni educative di questa scelta. Molti dei ragazzi che intraprendono un percorso professionale presso di noi provengono da storie scolastiche e personali complesse, spesso segnate da difficoltà relazionali, da percorsi discontinui o da vissuti di marginalità. L’introduzione di una soglia minima per la condotta rappresenta, da un lato, un segnale chiaro e inequivocabile sull’importanza del rispetto delle regole e della convivenza civile; dall’altro, impone a noi, comunità educante, una responsabilità ancora più profonda: quella di accogliere, capire e accompagnare questi giovani in un cammino autentico di cambiamento. L’idea che la condotta non sia più solo motivo di sanzione, ma occasione di riflessione e crescita, ci trova concordi».
«Occorre far capire che ogni azione ha una conseguenza»
«Anche noi gestiamo il tema del comportamento e delle soft skills, educandoli in un determinato modo – aggiunge la direttrice di Enaip Ilenia Brenna -. Il tema delle sospensioni già lo attiviamo, con lavori socialmente utili e lavori di riflessione. Anche nel nostro sistema che va per competenze pesa il comportamento. Ci vuole un accompagnamento per questi ragazzi: far capire loro che ogni azione ha una conseguenza. Non so se basta un numero. Le aziende, oggi, guardano quasi più questa parte rispetto agli aspetti tecnici».
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