Riconoscenza Cantù: maglia S. Bernardo
fino alla nuova arena

Nelle segrete stanze si lavora al rinnovo dello sponsor che salvò il club all’addio di Gerasimenko. È troppo forte il rapporto tra patron Biella e questi colori

Sarà Acqua S. Bernardo Cantù fino all’ingresso della nuova arena. È questo il progetto al quale stanno lavorando, nelle segrete stanze, la società di via Como e il patron comasco Antonio Biella. Non potrebbe essere altrimenti, d’altronde.

Questione di cuore, prima ancora che economica. Al di là infatti di quelli che saranno i destini sportivi (e l’eventuale serie A, si sa, potrebbe trasformarsi in una vetrina non di poco conto), il solco sembra già segnato. Con tutto quello che ha fatto l’azienda di Garessio, il minimo è quello di riconoscerle un ruolo di primissimo piano non solo al momento del taglio del nastro, ma anche nelle stagioni dentro la nuova casa di Pallacanestro Cantù.

L’attuale contratto in essere, giusto per la cronaca, scadrà nel 2026 (poco prima, si spera, della conclusione del palazzo), ma - per volere dello stesso Biella - è da considerare eterno. Oltre pure alle firme sulle carte ufficiale. Lo stesso direttore generale di S. Bernardo e consigliere di amministrazione del club sportivo in più di un’occasione aveva espresso la volontà di fare un passo di lato in presenza di un brand pronto a spendere cifre superiori. Per il bene del club.

Ma, adesso, il presidente Roberto Allievi e la sua compagine hanno deciso che è arrivato il momento di sdebitarsi. Promettendo a Biella la stessa fedeltà da lui dimostrata in questi anni. L’avventura di Acqua S. Bernardo in Pallacanestro Cantù iniziò una mattina di fine novembre 2018, a pochi giorni dall’annuncio choc dell’allora proprietario Dmitry Gerasimenko di liberarsi del club.

Furono ore di smarrimento totale, con una gestione provvisoria (Davide Marson, Andrea Mauri e Sergio Paparelli tra gli altri) non in grado di garantire nemmeno il futuro immediato, con la chiusura dell’attività dietro l’angolo e in piena stagione in corsa. Determinante, in quei tempi, fu l’opera diplomatica di Roberto Allievi, per ragioni professionali molto vicino alla famiglia Biella. E tra i tanti che ci misero del proprio per garantire l’attività agonistica, la pezza più grande fu quella del manager comasco.

«Sono sempre stato un grande tifoso della Pallacanestro Cantù – raccontava in quei giorni– e la mia grande passione per il basket è nata sugli spalti del Pianella, dove ho assistito alla mitica finale di Coppa Korac contro il Real Madrid con in campo i vari Marzorati, Rossini, Mannion e Bosa. Sono fermamente convinto dell’importanza del patrimonio sportivo che riveste la Pallacanestro Cantù, un plus non solo per Cantù, Como e la Brianza, ma per tutta la Lombardia e l’Italia».

Per Roman Popov, allora amministratore unico, fu ossigeno allo stato puro. Per la compagine canturina che da lì a qualche mese rilevò la totalità delle quote da Gerasimenko il carburante ideale per guardare al futuro con un minimo di ottimismo.

Ora, grazie anche a quel gesto di Biella, Pallacanestro Cantù è tornata a essere una società riconosciuta e solvibile. E che, al di là della categoria, è tra le più stimate e ricercate del movimento. Anche per questo, arrivare a braccetto con S. Bernardo nella nuova arena sarebbe molto più di un gesto simbolico. Sarebbe il riconoscimento di un gesto d’amore, della sana e lucida follia di un imprenditore sognatore che, tra i tanti, ha un grande pregio, e cioè quello di rimanere sempre con i piedi ben piantati per terra. E di questo ci sarebbe bisogno, anche oltre il 2026.

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