Briantea84, da quarant’anni vola in alto

La festa al Sociale di Como, nel ricordo del fondatore Marson e all’insegna di tutto ciò che si è fatto

L’infinita dolcezza di Giorgia che finalmente parla (e parla) con il sorriso del suo grande papà. La straordinaria calma e la grande determinazione di Gianantonio che racconta perché ha raccolto un testimone così importante. La chiarezza del messaggio targato Federico Buffa (il più grande narratore di storie di sport vivente) e Claudio Arrigoni («il Mahatma dei giornalisti di sport paralimpico», come lo ha descritto Buffa stesso). La più affascinante location della città di Como: niente meno che il palco del Teatro Sociale.

Duecento e otto presenti più uno: lui. Lui che, senza di lui, tutto questo non ci sarebbe stato. Lui che, romantico sognatore, costruì partendo dalle fondamenta il progetto Briantea84 quarant’anni fa. Lui che l’abito scuro da dress code l’avrebbe vestito il giusto, per poi tornare a sfoggiare una delle sue proverbiali camicie a quadrettoni, accogliendo gli ospiti con il più tradizionale dei “vadaviail...”. Lui che non c’è più, che manca come non so che cosa, ma che l’altra sera, per l’ennesima volta, ha vegliato sul suo terzo figlio. Lui che non ha bisogno di dire di chi si tratti, ma noi lo facciamo lo stesso: Alfredo Marson.

Giorgia, giusto per codificare il tutto, è la “sua” Giorgia, colei che ne ha ereditato l’eredità, e non solo morale. Gianantonio è Tomaselli, il delfino dei suoi ultimi anni. Uno dei pochi che avrebbe potuto garantire la continuità al sogno, e infatti adesso di Briantea84 è diventato il presidente.

Eccole qui, l’emozione e la determinazione: «Quando Alfredo mi ha chiesto di prendere il suo posto, non ho mai vacillato e ho capito che mi stava facendo un regalo enorme - ha commentato Tomaselli -. Più conosco e più entro dentro Briantea84 e più comprendo la visione che ha avuto lui nel 1984. Questa charity dinner ha voluto essere una celebrazione dei primi 40 anni della società, ma anche una possibilità per continuare a supportare i nostri sogni. Il claim è: raccontiamoci una bella storia, la nostra. Perché di questo si tratta. Chiediamo a tutti di diventare ambasciatori, le presenze della serata testimoniano impegno e dedizione per continuare a permettere a Briantea84 di portare avanti il suo messaggio, i suoi valori. Abbiamo dimostrato che lo sport è un linguaggio universale che unisce indipendentemente dalle differenze e vogliamo andare dritti su questa strada».

E lì, a quel discorso, si era arrivati in maniera straordinaria, dopo la visione di un docu-film da pelle d’oca: “Volare più in alto”, scritto e diretto dal regista Mohamed Kenaw. Cinque testimonianze che dimostrano quanto centrale sia Briantea84 nella crescita di ognuno dei protagonisti. Un’ora da vivere tutta d’un fiato. Un viaggio mano a mano con l’inclusione, la determinazione, le relazioni e l’affermazione dei singoli e del gruppo.

E poi Buffa, sì, quel Buffa che abbiamo amato e apprezzato per le storie. Prima spalla di Arrigoni (che gigante Claudio a raccontare Alfredo: noi, un po’ come gli Stadio, gli abbiamo chiesto chi era Marson e lui ce lo ha tratteggiato in un dipinto d’artista), poi spalla di sé stesso. Nel monologo su - giusto per “volare più in alto” - Dick Fosbury, il saltatore che a Città del Messico, con una nuova tecnica, cambiò il destino proprio e quello dell’atletica leggera mondiale. Ma non solo.

Un po’ come ha fatto Briantea84 in questi primi quarant’anni. Casa per tanti - bimbi, ragazzi, adulti e famiglia -, trampolino per parecchi, volontari e dirigenti. Un’opera che continua, nel solco di quanto tracciato da Alfredo Marson e nell’innovazione delle idee di Gianantonio Tomaselli. Più in alto di così si può ancora volare e insieme si possono fare cose incredibili.

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