Fairplay e stadio. Como, cosa serve per l’Europa

L’elenco dei criteri dell’Uefa per le competizioni continentali

Caratteristiche dello stadio e fair play finanziario: sono due dei punti cardine su cui si basa la possibilità di partecipare alle Coppe europee, e prima ancora di richiedere e ottenere la Licenza Uefa, passaggio indispensabile per poter accedere alle Coppe, senza la quale in Europa non si entra, indipendentemente dai risultati sportivi.

Cominciando dallo stadio, la Uefa richiede standard di capienza piuttosto bassi, quantomeno per le prime fasi delle tre Coppe. Per richiedere la licenza è sufficiente avere un impianto da ottomila posti. Quindi meno di quanto richieda la serie A, che invece come soglia minima ha i 12000 posti. Chiaramente perlomeno dai quarti di finale in su la capienza deve necessariamente essere maggiore. E in questo senso all’inizio di ogni stagione la Uefa stabilisce le regole di capienza minima per le varie fasi.

Ma il problema sono soprattutto le infrastrutture. Aree tecniche, spazi di parcheggio riservati al pubblico nelle vicinanze dello stadio, postazioni per i media, criteri di illuminazione, spazi per afflusso e deflusso degli spettatori, aree di primo soccorso in ognuno dei settori dello stadio, tabelloni luminosi e impianti audio per diffondere eventuali messaggi di emergenza, dimensioni e persino arredi degli spogliatoi, spazi e parcheggi per disabili, i punti in elenco sono veramente tantissimi, e il Sinigaglia non li soddisfa tutti. Ed è per questo che già per questa stagione in corso il Como aveva richiesto e ottenuto la licenza Uefa indicando lo stadio di Udine, e anche per l’anno prossimo dovrà indicare una sede alternativa.

Per quanto riguarda invece il discorso economico finanziario, il famoso fair play, le regole sono al momento un po’ più restrittive che in Italia. Senza entrare troppo nei tecnicismi, in sostanza viene tenuto sotto controllo il bilancio secondo alcuni parametri: per esempio la spesa per stipendi di giocatori e allenatori non può superare il settanta per cento dei ricavi, il club deve dimostrare di poter far fronte alle passività, il deficit è consentito entro certe misure e limitatamente a un periodo triennale, i debiti verso altre società e la Lega vanno onorati nell’arco di novanta giorni. E’ la Figc con i suoi organi di controllo a verificare la situazione. Chi non rispetta questi parametri incorre in sanzioni che vanno da multe a penalizzazioni a restrizioni di operatività sul mercato fino all’esclusione dalle Coppe. Anche per la richiesta della stessa licenza Uefa la documentazione finanziaria è fondamentale, e il Como già l’anno scorso ha passato l’esame. Ma poi il controllo prosegue per tutta la stagione e il fair play deve diventare normale amministrazione.

Ci sono poi altri criteri di carattere organizzativo e legale, l’obbligatorietà di molte figure all’interno del club a cui fanno capo i vari settori operativi, dal settore sportivo a quello medico, dal settore comunicazione all’amministrazione e via dicendo. Per la licenza è necessario anche avere un settore giovanile strutturato con l’obbigatorietà di squadre, sia maschili che femminili, in determinate categorie specificamente indicate, e in questo il Como non ha problemi. Altro criterio richiesto è quello della sostenibilità sociale e ambientale: ogni club deve presentare progetti sociali legati a questi ambiti, campagne di inclusione, iniziative anti razzismo e di sensibilizzazione su temi ambientali.

Lilliana Cavatorta

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