
(Foto di Cusa)
Il caso della sfida con il Milan da disputare in Australia
Edoardo Ceriani
Ci piacerebbe conoscere la persona a cui è venuta in mente la sesquipedale cazzata di far giocare Milan-Como in Australia, il prossimo gennaio. Non è un plurale majestatis: siamo noi e tutti i tifosi tra lo schifato e l’imbufalito per questa assai discutibile decisione senza senso, che tra l’altro (adesso è luglio nessuno ci pensa, ma vedrete sotto data...) rappresenta anche un modo per falsare il campionato.
Perché per le squadre che giocano in Europa ormai, poverini, si anticipa il venerdì, qui invece si va dall’altra parte del globo, con problemi di fuso, voli transoceanici ecc. Chissà come è contento Fabregas che voleva il pullman doppio per avere più spazio per i giocatori durate i viaggi, e dovrà far fare ai suoi 24 ore rattrappiti in carlinga. Ma torniamo al mitico personaggio di cui sopra. Che per qualcuno potrebbe essere Luca Simonelli presidente della Lega, ma può essere che la sua colpa sia solo quella di aver assecondato l’idea di qualche genio. La scusa è che San Siro è occupato per le Olimpiadi invernali, ma tra qui e Perth di stadi liberi ce ne sono parecchi. Oh, certo si va in Australia come già da tempo si gioca la finale di Supercoppa in Arabia. Per esportare il nostro calcio. Ce l’immaginiamo già i ridondanti titoli di quei giorni: il calcio italiano sbarca in Australia.
E certo, c’è proprio da esportare il nostro calcio con le pezze al sedere, gli stadi del 1800 e la nazionale che non va al mondiale da undici anni. Una bella idea! Tanto da tempo l’unico motore che muove l’universo è il denaro e la possibilità di fare soldi. Chi ci dice che da domani non si cominci a vendere i big match al miglior offerente? Comunque: il campionato di calcio, sempre che lo si voglia considerare ancora tale e non una fiera delle vanità, vive sulla ripetitività di riti collettivi. I tifosi del Milan hanno il diritto di vedere diciannove partite a San Siro, quelli del Como di sognare la trasferta a Milano, che da sempre è sul podio delle icone quando vai in serie A.
La gente è arrabbiata. Rispetto per tifosi zero. E’ l’ora che qualcuno alzi il ditino e dica basta. Sarebbe stato bello vedere resistenza dalle società, ma è più facile che ci pensino i tifosi
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