Il Como in cattedra: «E quando vince poi non interrogo»

L’intervista Valentina Romano, professoressa di lettere, tifosa del Como. Una rubrica su Facebook: lezioni in maglia azzurra

Lei è Valentina Romano. Professione: docente di lettere al Giovio. Segni particolari: tifosa del Como. Tanto da essere protagonista su LeNews (contenitore sportivo su Facebook e YouTube) di una serie di lezioni storico-culturali legate ogni settimana agli avversari di turno degli azzurri, tenute (in cattedra) rigorosamente con la maglia del Como addosso. «Azzurra se gioca in casa, quella grigio scura se gioca in trasferta». Ci ha incuriosito, non solo per il bizzarro binomio calcio-cultura, ma soprattutto perché in questa città non sono molte le persone disposte a mettersi in gioco in maniera anche ironica e frizzante. Dunque, eccola.

Tifosa del Como. Quanto?

Tanto. Sono abbonata in curva, da qualche anno. Ammetto di non aver seguito tanto negli anni bui. Ma adesso è qualche anno che non mi perdo una partita.

Come è nata la passione?

Mio papà è il professor Renzo Romano, un grande tifoso del Como. In passato aveva scritto anche degli articoli per La Provincia. Le prime volte allo stadio capitò perché lo avevo accompagnato. Ma la passione vera è arrivata dopo.

Incuriosiscono le sue lezioni di cultura su Facebook, in cattedra con la maglia del Como.

Ne abbiamo parlato a lungo con i curatori del contenitore. Ci è sembrata una idea carina raccontare alcuni aspetti culturali riguardanti le città delle squadre contro cui gioca il Como. L’idea era farlo solo per le trasferte, ma poi ho chiesto io di farlo anche per le partite in casa, perché molti comaschi non conoscono la storia della città, e parlare dei nostri luoghi simbolo è utile e divertente. Io poi sono laureata in storia medievale, ho una certa predisposizione...

Però, ogni tanto butta là anche delle nozioni calcistiche...

Ogni tanto faccio uan deviazione. Come quando ho citato Cabrini e Vialli per Cremona. Chi si dimentica del Bell’Antonio? Oppure ho giocato sulla faccenda del lago di Lecco che “non esiste”. Citando il Manzoni, ovviamente: quel ramo del lago di Como, anche se la storia era ambientata a Lecco.

Siamo già in clima di sfottò...

Guardi, per me esiste una linea netta tra sfottò e violenza verbale o maleducazione. Lo stadio è una carnevalata, e lo sfottò ci sta. Ma nulla di più. Lo si fa con il sorriso sulle labbra. “Odio Modena”, per esempio, io non lo canto. Non mi piace.

Del resto voi professori restate degli educatori.

Certo. Si può dirlo forte.

E il calcio in cosa può educare?

A me piacciono alcuni messaggi che arrivano dallo stadio. Quelli legati all’abnegazione dell’atleta, per esempio. All’impegno quotidiano per raggiungere un risultato. Alla capacità di riprendersi dopo una sconfitta, a non abbattersi. Ma anche lo spirito di squadra. E a quei segnali di condivisione con la gente, come quando i giocatori vengono tutti sotto la curva a salutare a fine partita. O quando fanno i selfie con i tifosi.

Lei va in curva. C’è chi la demonizza e chi la ritiene l’ultimo fenomeno di vera aggregazione sociale.

La sua trasversalità è reale. Ho trovato persone splendide, come lo scrittore Bresciani. E tante altre. Seneca, raccontando i gladiatori, diceva che nel Colosseo venivano fuori gli istinti animaleschi degli spettatori. Cambiano gli scenari, ma non la natura dell’uomo. Qualcuno forse è troppo aggressivo. Ma in generale si sta bene.

E se un suo alunno viene in casse con la maglia del Como?

Sono contenta. Davvero. C’è un aspetto che mi sta a cuore: l’identificazione della gente con la squadra della città. Quando vedo gente con maglie di Inter, Milan o Juve mi arrabbio. Bisogna essere orgogliosi del propri colori, è l’inizio di un senso di rispetto per il territorio. Mi piace questa condivisione assoluta. Tra i mie alunni non ci sono molti tifosi. Anzi, a volte mi prendono in giro. Però se sono andata in curva, la prima volta è stata grazie a qualche consiglio di qualcuno di loro.

Si parla del Como in classe?

Beh... Con una come me, come si fa? Per aggregare tutti sui colori azzurri, ho deciso che se il Como nel fine settimana vince, il lunedì non interrogo... Adesso che va bene può diventare un problema (ride, ndr). Due mesi fa siamo andati in gita scolastica a Berlino, e gli alunni hanno cantato l’inno del Como . È stato divertente.

Chi dei grandi della letteratura sarebbe stato bravo nel raccontare una partita?

Dino Buzzati, e non lo scopro certo io. Lui sapeva trovare nel ciclismo sfumature emozionali che sono il sale dello sport. Colore e sfumature, più che tecnica. Io non capisco un accidente di fuorigioco, ma allo stadio mi emoziono e soffro.

Beh anche Dante, nella Divina Commedia,a volte sembra che racconti un derby...

Non esageriamo! Però, in effetti, qualche similitudine c’è...

L’episodio che ha visto e che racconterebbe in classe ai suoi alunni?

Il doppio rigore di Cerri dello scorso anno, il primo sbagliato e il secondo segnato. Mi sono girata e non ho guardato. Perché avevo intuito il dramma umano del giocatore. Avrebbe potuto nascondersi, lasciare il tiro a un altro. Invece ci è andato ancora lui: riprovarci dopo una sconfitta è importante, ci vuole coraggio. Lui e Gabrielloni sono i miei due giocatori preferiti di questi anni.

Avrebbe tenuto Longo? O è contenta con Fabregas?

Non sono una tecnica. Difficile che io dica cosa deve fare la società. Ora con Fabregas il gioco mi pare più... movimentato. Ma c’è una cosa che voglio dire. Trovo affinità tra allenatori e professori. Perché sono tra le professioni più discusse. Tutti, gli spettatori nel calcio, o i genitori degli alunni a scuola, pensano di poter dire come si fa,ad allenare o a insegnare. Lo trovo poco rispettoso. E poi ci sono cose in comune: la capacità di leadership, di farsi ascoltare, di essere credibili, di saper fare gruppo, in squadra o in classe.

Il Como andrà in A?

Non lo so. Io prendo tutto come un enorme regalo caduto dal cielo. L’unica cosa che mi infastidisce è sentire i tifosi delle squadre più blasonate dire che sperano di vedere il Como in A per poter venire a vedere qui i loro beniamini....

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