Paz...zesco: questo è un Como fantastico

Una prestazione perfetta contro la Lazio. Era nell’aria, ma nessuno se la sarebbe sognata così

Aspettate un attimo, che finiamo di stroppicciarci gli occhi. In una serata dalla luce magica, il Como scrive sul granito una pagina di storia. Rimarrà lì, come le effigi sul marmo razionalista di cui piace tanto discutere. Spazza via la Lazio (la Lazio eh...) senza se e senza ma, mostra un gioco clamoroso, vince per la prima volta nella giornata del debutto in A dal 1951, e si gode un primato nella massima serie che, dopo soli 90’ è ovviamente più folkloristico che altro, ma se condito da una tale prestazione, ha un valore anche reale. Siamo matti?

Se Fabregas e Ludi giocassero il mondiale di nascondino, vincerebbero a mani basse. I piccoli passi, la squadra in costruzione, gli avversari già rodati... sì sì. Intanto il Como tramortisce, annichilisce, manda completamente in bambola una Lazio troppo brutta per essere vera, e irrompe a piedi uniti, con un salto triplo carpiato, nelle meraviglie della serie A, o quantomeno tra le squadre più attenzionate. Questa partita, dopo tante parole dell’estate, è l’ingresso del Como nel salotto buono del campionato, dove mangiano ostriche e champagne, dove si parla con la “evve” moscia, dove si tiene la tazzina con il mignolo alto. Se poi lo butteranno fuori a calci nel sedere, o lo inviteranno ad accomodarsi, lo vedremo. Intanto ci è entrato.

Abbiamo visto di tutto. Un Como sempre padrone del gioco, una Lazio irriconoscibile. Se vi piace ragionare con i numeri, diciamo che il confronto tra Como e Lazio dello scorso anno (1-5) e quello di quest’anno (2-0) potrebbe suggerire qualcosa. Abbiamo visto le magìe di Nico Paz (assist da playstation e punizione con palombella deliziosa), le giocate di Valle, Da Cunha, Douvikas, Rodriguez. Ma soprattutto abbiamo visto una squadra che ha saputo supplire all’infortunio di due esterni (Diao, i pessimisti dicono che ne avrà per un mese, e Addai) senza abbandonare l’idea del suo calcio, grazie all’invenzione di Vojvoda avanzato, capace di avanzare come un caterpillar. Segno, dunque, che oltre agli uomini e alle loro caratteristiche, a decidere qui è la mentalità. Fabregas si è scoperto già alla prima giornata. Da adesso siamo iscritti alla corsa delle sorprese, con annessi e connessi, con oneri e onori.

Ma, tenetevi forte e non mandateci a quel paese, la parte più sorprendente del match è stata quella dell’ultima mezzora. Quando sarebbe stato logico soffrire un po’, dover stringere i denti, piegarsi come canne di bambù alle folate della Lazio ferita, e invece si è vista una sicurezza, una personalità, una non chalance nel gestire, che ha colpito tutti. Certo, complice una Lazio irriconoscibile, incapace di creare alcunché. Ma anche perché aveva di fronte un Como tosto, non solo spumeggiante.

Stasera tutte le parole possono essere meravigliose ma inutili. Non guardiamo al futuro, ma solo al presente. Como-Lazio 2-0, prima di campionato. Basta questo per dire: «Ehi, siamo fortissimi».

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