L'Italia incerta su sfide climatiche, tra governo e nuovo Papa

(ANSA) - VENEZIA, 01 GIU - Prevale l'incertezza nella società italiana attuale sulle sfide climatiche e la salvaguardia dell'ambiente, tra i dubbi sulla linea del nuovo papa Leone XIV rispetto alla Laudato si' di Francesco, e alle scelte del governo di Giorgia Meloni.
Il quadro emerge da un sondaggio sull'ambientalismo in Italia, svolto da Swg e presentato a Venezia in occasione dell'apertura della "Venice Climate Week". L'indagine, condotta tra il 20 e il 23 maggio scorsi su un campione nazionale rappresentativo, rivela una società sempre più attenta ai temi ambientali ma ancora divisa su come affrontarli concretamente.
Per quanto riguarda la posizione di papa Leone XIV sui temi ecologici e ambientali, il 35% degli intervistati pensa che continuerà sulla strada tracciata da Papa Francesco, il 30% crede che tenderà ad occuparsi meno di questi temi, l'11% immagina che troverà una nuova strada per occuparsene, e il 24% non sa esprimersi.
Il report include una valutazione dei governi italiani degli ultimi 10 anni in tema di politiche ambientali, per cui quasi un italiano su due non sa individuare il migliore. Il governo Meloni polarizza, e gli italiani si dividono ritenendolo il migliore e allo stesso momento il peggiore rispetto agli esecutivi passati.
Alla domanda su quale sia il governo che si è occupato di più e meglio dell'ambiente, il 10% indica il governo Meloni come migliore, e il 26% come il peggiore. Il 46% risponde "non saprei".
Quasi un italiano su due si definisce "ambientalista", anche se con significative sfumature: il 9% adotta un approccio militante, mentre il 33% si riconosce in un ambientalismo non attivo ma positivo. Al tempo stesso, un altro 33% esprime un'adesione tiepida o incerta, mentre il 16% mostra una visione negativa dell'ambientalismo, spesso associandolo a ipocrisia o estremismo. Il 40% degli ambientalisti non militanti si aspetta un cambiamento di rotta; il 45% degli anti-ambientalisti prevede un disinteresse maggiore.
Tra i principali ostacoli alla transizione ecologica emergono le resistenze delle lobby dei settori fossili (40%), i costi economici percepiti da famiglie e imprese (31%), la burocrazia e la complessità normativa dell'Ue (27%). Le politiche ambientali italiane vengono valutate con freddezza: il 10% le considera un successo, mentre il 48% dà un giudizio negativo.
Per una "transizione giusta" gli italiani chiedono gradualità (48%) per evitare squilibri socio-economici, maggiore accessibilità alle tecnologie e ai servizi e prodotti green (29%), sostenere con dei sussidi i redditi delle famiglie più vulnerabili (28%). Il rapporto tra sviluppo economico e sostenibilità è visto come compatibile solo se ben gestito: il 69% degli italiani crede che le due dimensioni possano coesistere ma a condizione di gradualità, regole chiare e inclusività. (ANSA).

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