Ricoveri per il virus, solo 5 in tre giorni
Il primario: «I vaccini servono»

Al Sant’Anna un quarto dei pazienti di marzo. Gli ospedali si svuotano, due rianimazioni Covid chiuse: «Il calo è lento, ma c’è»

In questi primi tre giorni della settimana il Sant’Anna ha ricoverato cinque pazienti positivi. Un mese e mezzo fa gli accessi al pronto soccorso di San Fermo erano dieci al giorno, durante i picchi della pandemia anche venti e oltre. Da venerdì il Valduce non ha più nuovi ricoveri Covid, ieri mattina la terapia intensiva dell’ospedale di via Dante senza più malati positivi è stata sanificata ed è stata restituita agli altri pazienti bisogni di cura. La settimana precedente ha chiuso la rianimazione del Sant’Antonio Abate di Cantù.

I dati migliorano

I segnali sono confortanti. Dopo i 350 pazienti in cura nella rete dell’Asst Lariana a metà marzo, ora siamo a 104. I decessi si stanno riducendo sempre più, il tasso di letalità è sceso di cinque punti percentuali rispetto alla prima ondata, dal 24% al 19%. Tradotto in numeri significa che a parità di pazienti ricoverati in quest’ultima fase della pandemia i medici ospedalieri ci hanno risparmiato circa 200 decessi.

«La diagnosi oggi è più precisa e veloce – commenta Luigi Pusterla, primario delle Malattie infettive dell’Asst Lariana – i cittadini sono più attenti e prudenti, i medici di famiglia intervengono prima e noi abbiamo strumenti migliori. Negli ultimi giorni, comunque, è vero: i nuovi accessi sono molto pochi e quei pochi sono gestibili dalla nostra rete. Resta una quota di pazienti lungo degenti, ventilati, ma il bilancio dall’inizio del corrente mese è sempre a favore delle dimissioni».

Da inizio maggio si sono liberati una settantina di letti. Se il trend dovesse confermarsi nei prossimi quindici giorni arriveremmo ad avere un numero di malati in corsia molto simile allo stesso periodo dello scorso anno, con un solo reparto impegnato. «La campagna vaccinale è efficace – dice ancora Pusterla – abbiamo superato le 200mila dosi, la copertura inizia ad essere significativa. Se calcoliamo i 60mila comaschi che dall’inizio della pandemia hanno ricevuto l’esito positivo di un tampone, sommati ad una quota sconosciuta, ma ragionevolmente importante di persone che hanno contratto il virus senza saperlo, a mio parere ormai siamo ad un 50% di cittadini immuni. Non bastasse la bella stagione gioca a nostro favore».

Le differenze con un anno fa

Già l’anno scorso a maggio il caldo aveva aiutato a fermare la pandemia. «Sì, ma l’anno scorso c’era stato un crollo verticale – dice Pusterla – veloce, senza più positivi e decessi e con gli ospedali liberati in fretta. Merito forse di un lockdown rigido e lungo. Quest’anno invece il calo è molto lento e sta durando da molte settimane». Non ci sono state però nuove risalite, anche il primario di malattie infettive, uno dei medici più prudenti, adesso vede una via d’uscita.

Detto che per prima fase s’intende il periodo che va da marzo ad agosto 2020 e per seconda da settembre a oggi, l’età media dei 1.300 pazienti Covid trattati dall’Asst Lariana nella prima fase e dei 3.080 della seconda è salita, da 78 a 81 anni. Oggi arrivano in ospedale i casi più gravi, un anno fa gli accessi erano generalizzati. Ancora adesso vengono sopraffatti dal virus i più anziani e i più fragili, con le vaccinazioni i decessi si spera finiscano presto.

Infine la disparità tra uomini e donne, 63% contro il 37% della prima fase, si è poi bilanciata, ora siamo al 57% contro il 43%.

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