Un respiro europeo alla città del mobile e del merletto: «Il progetto del museo diffuso
potrebbe dare uno scossone a Cantù»

Il dibattito Pavesi sul recupero dell’ex Sant’Ambrogio: «Finora una chance mancata, va presa una decisione». Gaeti: «In caso contrario concentriamoci su Villa Calvi»

Ha vissuto tante vite, Sant’Ambrogio, le tracce delle quali ancora visibili. Ma l’ultima, ancora non è definita. C’è la volontà politica di recuperare il prezioso immobile, di investire 4 milioni di euro. Ma prima bisogna decidere cosa farne.

Quella disponibile, ora che Cantù si è aggiudicata il bando New european Bauhaus, è un’opportunità enorme, quella di dare realmente respiro europeo al progetto per realizzare il museo del Mobile e del merletto, atteso da decenni. Il museo diffuso, che a Sant’Ambrogio avrebbe una delle sue sedi, a Villa Calvi un’altra.

Tracce del passato in chiesa

Durante il Festival del Legno le porte dell’ex chiesa della Trasfigurazione si sono aperte, per ospitare la mostra a cura di Tiziano Casartelli.

Un luogo bello e impossibile, che dopo la soppressione dell’istituzione religiosa nel 1784 è stato segnato dagli utilizzi i più disparati. Caserma, un deposito militare, botteghe. All’interno, guardandosi attorno nella navata, le imponenti pareti di cemento grezzo raccontano di quando, nei decenni in cui l’edifico fu abbandonato, qui si insediarono a vivere delle famiglie, persino una falegnameria. Il progetto di restauro, a opera di Marco Dezzi Bardeschi, si è indirizzato verso il congelamento dello status quo, ha voluto che tutte queste cicatrici stratificate non venissero cancellate. Tanto che oggi restano rubinetti, finestre aperte senza apparente logica, fuliggine nei camini.

All’occhio dei molti che ci entrano per la prima volta, un percorso non immediato da comprendere, anche perché non ci sono cartelli o spiegazioni. «Il recupero di Sant’Ambrogio è stato un’occasione perduta – commenta il capogruppo di Lavori in Corso e docente di storia dell’arte Francesco Pavesi – non si è concluso l’intervento rendendolo efficace nella conservazione, tanto che abbiamo perduto un ciclo di affreschi che avrebbero dovuto essere consolidati, e non si sono resi fruibili tutti gli ambienti».

Al di là del progetto creativo, condivisibile o meno, prosegue, «non si è ancora capito quale sia il reale progetto. Si immagina di procedere con una riqualificazione, ma non è ancora chiara per quale destinazione».

Anche secondo l’artista Valerio Gaetiil recupero di Sant’Ambrogio «dovrebbe prendere un aspetto più definitivo, il che non vuol dire lisciare le pareti a gesso, ma realizzare un restauro definitivo, degli affreschi, delle statue. Un lavoro immane». Forse troppo. «Il progetto del museo diffuso – prosegue - potrebbe dare uno scossone a questa città ed è un’occasione unica che non si ripresenterà. Si deve alzare il tiro, indire un concorso di idee. Se ci limitiamo a fare pulizia di Villa Calvi, sarebbe un’occasione persa. A questo punto, anziché disperdere le risorse su tante sedi, sarebbe meglio portare a termine un unico progetto ma che sia davvero valido, pensando al futuro, a una struttura che possa essere viva».

Il progetto

Nei piani dell’amministrazione, conferma l’assessore ai Lavori pubblici Maurizio Cattaneo, c’è l’intenzione di realizzare su Sant’Ambrogio un progetto di valorizzazione da oltre 4 milioni di euro, cercando fondi statali o europei. «La volontà è conservare il più possibile Sant’Ambrogio – dice il vicesindaco Giuseppe Molteni – ma dire quale sarà l’aspetto del progetto è prematuro, siamo agli albori. Cercheremo di recuperarla, per adattarla alle esigenze di museo diffuso».

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