A Como non sono mai stati registrati così pochi nati, ci salvano gli stranieri

Popolazione Rispetto a 20 anni fa duemila bimbi in meno, mentre crescono gli over 65 e il 7,7% arriva da altri Paesi. Serve un nuovo modello di sanità e di servizi per assicurare e assistenza per una società profondamente mutata

Sempre meno nascite e sempre più anziani, la curva demografica rischia di spezzarsi. Solo gli stranieri fanno da stampella a un sistema troppo sbilanciato verso la terza età.

«L’analisi della struttura per età della popolazione della provincia di Como dal 2002 al 2022 – scrive l’Asst Lariana nel piano annuale delle attività - presenta un andamento regressivo con un notevole incremento della popolazione anziana rispetto alle altre classi di popolazione». Gli indicatori demografici confermano l’indice di anzianità in forte crescita, il rapporto propende dalla parte degli over 65 a sfavore degli under 14, con una contrazione della popolazione attiva.

Mentre l’indice di natalità mostra «un’importante riduzione», da più di dieci nuovi nati ogni mille abitanti ora ne contiamo solo 6,6. Da circa 6mila a nemmeno 4mila nascite l’anno. Il saldo è negativo, i decessi sono cresciuti, al netto del picco registrato durante la pandemia. Il Comasco si allontana da quota 600mila abitanti.

Le nazionalità

«La diminuzione dell’indice di natalità – si legge sempre nei documenti pubblicati dall’ex azienda ospedaliera - è stata compensata in termini di popolazione totale dal crescente numero di persone straniere residenti in provincia di Como». Un numero che comunque non cresce più com’era cresciuto fino a prima della crisi economica, dal crack internazionale del 2008. Gli stranieri residenti in provincia di Como sono 45.702 e rappresentano il 7,7% sul totale della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 13,6% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dal Marocco (8,5%) e dall’Albania (7,1%).

L’impatto

Questo quadro è utile all’Asst Lariana per valutare l’impatto sul sistema sanitario. Nel tentativo, difficile, di mettere in pratica nuovi strumenti per la cura di una popolazione sempre più anziana. Serve, secondo l’Asst Lariana, cambiare il «paradigma organizzativo». Come noto la Regione sta cercando di costruire delle case e degli ospedali di comunità, dei servizi sanitari più prossimi agli abitanti. Ma servono professionisti che non si trovano. Resta sul tavolo la necessità di prendere in carico i pazienti più cronici e fragili. Di aiutare i caregiver a sostenere i propri parenti o di trovare reti per il crescente numero di anziani soli. Sì perché il numero di persone per ogni nucleo familiare sta tendendo verso l’unità.

Le conclusioni a cui arriva l’Asst sono le medesime tracciate in un analogo documento redatto dall’Ats Insubria. «L’indice d’invecchiamento risulta in aumento nell’arco di tutto il periodo considerato – si legge - il saldo naturale presenta un valore negativo con i nati in diminuzione e i decessi in aumento».

La domanda di prestazioni sanitarie cresce parallelamente all’invecchiamento della popolazione. «Senza una inversione di tendenza – sostiene ancora Ats - il persistente invecchiamento della popolazione costringerà, fra alcuni anni, ad affrontare gravi problemi di tipo sociale, come il fornire l’assistenza ad una sempre più ampia porzione di popolazione anziana, e il garantirne la previdenza economica».

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