A9, l’ira di frontalieri e trasportatori: «La politica ha abbandonato Como»

Viabilità Rivolta contro l’annuncio della proroga di altri tre mesi dei cantieri in autostrada. I camionisti: «Adesso dobbiamo mobilitarci». I pendolari: «Un’ora e mezza in più ogni giorno»

Il prolungamento dei lavori sull’A9, annunciato mercoledì da Autostrade per l’Italia, fa infuriare i comaschi: «I livelli di traffico sono invivibili, dobbiamo muoverci quanto prima». A dar voce, per primo, alla protesta è Roberto Galli, presidente degli autotrasportatori di Confartigianato: «Dobbiamo agire come associazioni di categoria, ma serve il supporto della cittadinanza. La situazione del traffico è insostenibile per il sistema produttivo verso la Svizzera. E una volta confluiti tutti sulla viabilità ordinaria attraversare la città diventa impossibile. Fare da via Pasquale Paoli a Cernobbio ormai è un viaggio. La politica deve dare risposte per migliorare collegamenti e infrastrutture».

Autostrade per L’Italia ha comunicato alla Prefettura la necessità di continuare a lavorare alla messa in sicurezza delle gallerie per tre mesi più del preventivato. Quindi dopo la pausa natalizia, che scatta l’8 dicembre, è in programma un’ennesima tranche di cantieri tra la fine di febbraio e la metà di maggio.

«Aspettiamo ancora la Tangenziale di Como – dice Giorgio Colato presidente dell’associazione interprovinciale degli autotrasportatori di Como e Lecco – Tutta la rete viaria attorno alla città è scadente, non regge più, è vecchia e da sistemare. Basta un cantiere per mettere in ginocchio interi quartieri. Aggiunti i cantieri non si riesce più a lavorare. Per risolvere i problemi mancano i soldi o la volontà politica? La nostra provincia produce milioni e milioni di euro l’anno tra dazi e accise. È impossibile investire parte di queste risorse per migliorare le strade e garantire una circolazione dignitosa?».

Più trasparenza sui cantieri

«Serve maggiore trasparenza, più condivisione nelle decisioni – suggerisce Mario Lavatelli, presidente di Acus, l’associazione comasca utenti della strada – Autostrade deve dare una precisa giustificazione dei rinvii ai cantieri. Se ci sono dei ritardi devono essere motivati. Se ci sono delle responsabilità allora bisognerà fare valere delle penali. È il minimo, la città sta pagando un forte dazio».

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I pendolari sono infuriati. «Perdo tre ore, tre ore e mezza ogni giorno – racconta Andrei Rosu, residente a Grandate – ormai è improponibile. Prima dei cantieri per arrivare in dogana ci mettevo al mattino sette minuti contati, adesso con i blocchi alle gallerie anche più di mezz’ora. In treno forse impiegherei meno, il problema è che i collegamenti italiani fino a Chiasso saltano spesso. Andare in moto è un rischio, in Svizzera non si può passare in mezzo».

La rabbia dei frontalieri

«Partendo dalla provincia oggi ci metto un’ora e mezza ad andare, prima tre quarti d’ora – spiega Andrea Sala un altro frontaliere comasco – fermo in galleria non riesco a stare allora provo a passare dalla città anche se forse è peggio. Scendo da Lora, risalgo da via Bellinzona, una roba da matti. Per venti chilometri è un’ora e mezza di colonna». I pendolari che usano il treno chiedono alla Regione di inserire più corse.

«E’ un incubo – dice Andrea Monti, di Fino – io tempo permettendo ci tento in moto, ma è pericoloso. Sono tre anni che ci metto almeno il doppio rispetto a prima dei cantieri. È uno stress non da poco. La sera per evitare l’autostrada passo dai paesini».

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