Addio a Giuliano Collina, maestro lariano dell’arte

Lutto Si è spento nella notte all’età di 86 anni uno dei protagonisti più influenti del panorama lombardo contemporaneo - Sulle pagine de “La Provincia” ha scritto con grande competenza e chiarezza le sue opinioni sui geni della pittura

Si è spento nella notte nella sua casa di Prestino all’età di 86 anni Giuliano Collina, uno dei protagonisti più influenti del panorama lombardo contemporaneo. Nato a Intra-Verbania nel 1938, dal 1944 risiedeva a Como. Dopo avere frequentato il Liceo Artistico di Brera nel 1962 si era diplomato presso la medesima Accademia di Belle Arti.

Giuliano Collina ha esposto per la prima volta le sue opere a Milano nel 1962 alla Galleria delle Ore, da allora ha partecipato a premi e rassegne presso gallerie pubbliche e private e ha tenuto più di ottanta mostre personali in Italia e all’estero.

Nel corso della sua attività Giuliano Collina ha realizzato alcune opere pubbliche, fra le quali un affresco sul tema dell’Apocalisse nella chiesa del Cimitero Maggiore a Como (1961-62); una tempera murale nella Scuola elementare di Sagnino-Como (1981); in occasione della XVIII Triennale di Milano (1992) un grande “quadro” (cm. 650x1120) dal titolo La piazza esposto alla mostra Italia. La verità dei materiali, curata dalla Triennale di Milano allo “Shangai Italian Center” a Shangai (2013-2015).

Giuliano Collina è stato una delle figure artistiche più influenti e longeve del panorama lombardo contemporaneo, sebbene la sua opera abbia da tempo superato i confini regionali e nazionali. Pur essendo nato in Piemonte, si era trasferito giovanissimo a Como, città natale del padre Piero, dove è diventato un punto di riferimento per la cultura e l’arte del Lario.

Pur avendo esposto in gallerie internazionali (da Basilea a Zurigo) e in importanti istituzioni italiane (Museo Michetti, Museo Diocesano di Milano), Collina ha sempre mantenuto il legame con la sua città assumendo un ruolo significativo anche come docente e come commentatore dell’arte e della cultura locale.

È stato insegnante, insieme a Somaini, al primo corso per giovani artisti organizzato dalla Fondazione Ratti e per anni all’Accademia Galli di Como. A lui si deve, insieme a Luciano Caramel, anche l’organizzazione della storica mostra “Campo Urbano”, che nel 1969 ha scosso dal profondo il clima culturale della città, ma soprattutto ha fatto conoscere il fermento artistico di quegli anni. Si era diplomato nel 1962 all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, discutendo una tesi sul pittore astratto Nicolas De Staël. L’interesse per la potenza del colore e della materia, ravvisato nella pittura del pittore russo-francese, si riflette profondamente nella sua arte, sia in quella più figurativa degli anni Sessanta, realizzata nello stesso momento in cui la Pop Art americana sbarcava in Italia alla Biennale del 1964, sia nella successiva produzione in cui raggiunge la sua cifra stilistica inconfondibile.

La sua è una pittura “sporca”, ricca di segni nervosi, graffi e incisioni che tracciano sulla tela una sorta di scrittura interiore, in bilico tra ricordi di figurazione e astrazione. Le tele, dipinte con colore a olio o smalto, incorporano pezzi di tela, carte, gessi e detriti, dando vita a composizioni dense, quasi scultoree, dove la superficie non è mai piatta, ma vibra di spessori e rilievi. Le sculture, realizzate più di recente, sono assemblaggi di elementi in acciaio, che occupano spazi interni inediti come il soffitto e bronzi collocati in spazi pubblici, a testimonianza di una creatività ininterrotta e sempre in evoluzione.

Nella sua ricerca Collina ha sempre proceduto per cicli indagando aspetti universali come il mito, l’archeologia, i paesaggi urbani visti come muri e rovine, la spiritualità popolare, e in tempi più recenti, il rapporto tra l’uomo e la storia. In quella che è stata la sua ultima importante mostra pubblica, a Chiasso nel 2023, dedicata ai “Carmina Burana” ha espresso le paure e i demoni dell’uomo medievale, che sono gli stessi della condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo e che l’artista ha saputo esorcizzare con leggerezza e sottile ironia. Giuliano Collina resta, oggi più che mai, un maestro la cui opera continua a interrogare il senso della pittura come contenitore di vita, memoria e materia.

Sulle pagine de “La Provincia” ha scritto con estrema erudizione e chiarezza le sue opinioni sui maestri della pittura del passato. Giuliano Collina lascia la moglie e due figlie, La data del funerale non è ancora stata fissata.

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