Alcuni studenti di archittetura hanno viaggiato dagli USa a Como per vedere l’asilo Sant’Elia: «Perché è chiuso? Uno scandalo»

La storia Dalla Jefferson university a Como per visitare i suoi gioielli razionalisti: «Peccato grandissimo»

Arrivano da Philadelphia per visitare l’asilo Sant’Elia e si dicono «scandalizzati» per averlo scoperto vuoto e abbandonato.

Gli studenti di architettura della Jefferson university ieri mattina sono venuti a visitare Como e i suoi gioielli razionalisti. Edifici da ammirare dal vivo dopo averli visti su manuali e testi. La principale visita in programma era all’asilo costruito dal Terragni, purtroppo chiuso dal 2019.

«Colpa mia che non lo sapevo, ma è un peccato grandissimo – racconta Ivano D’Angella, professore dell’accademia statunitense – Direi un peccato mortale lasciare chiuso un simile gioiello. Tutto il mondo deve poter visitare il Sant’Elia, è un bene di inestimabile valore». Il docente, di origini italiane, giunto in via Alciato davanti al nido chiuso ha cercato un aiuto. E per conoscenza ha contattato Attilio Terragni, il pronipote del celebre architetto che ha progettato l’edificio.

«Mi è già capitato di andare in soccorso di comitive di turisti appassionati d’architettura – racconta Terragni – non è la prima volta che la nostra città fa queste bellissime figure. Ci sono parecchi istituti e scuole internazionali che vengono sul lago per approfondire il tema del Razionalismo. Vanno alla Casa del Fascio, al Novum Comum, ma la tappa che più aspettano è all’asilo Sant’Elia. Solo che i comaschi sono quattro anni che l’hanno lasciato chiuso e abbandonato». Su Google il Sant’Elia ieri risultava aperto dalle 7.30 alle 20.30. In realtà quattro anni fa il Comune ha chiuso le porte sulla base di una perizia affidata ad una società esterna e consegnata nel 2019 che considerava un pericolo gli speciali controsoffitti disegnati dal genio del Razionalismo comasco. In sostanza la controsoffittatura dell’asilo razionalista non è fatta di comune cartongesso, come succede in molte scuole dell’obbligo, è un’opera di grande qualità, ma dal grande peso specifico.

Dunque era stata valutata come non idonea, perché non risponde alle normative di edilizia scolastica. Almeno queste sono le ricostruzioni fatte dai più esperti architetti comaschi. Per riaprire il Sant’Elia bisognerebbe snaturare l’unicità dell’edificio con nuove soluzioni conformi ai dettami burocratici. Oppure decidere di non accogliere più i bambini e destinare il luogo ad un altro uso.

L’attuale amministrazione comunale si è sempre detta intenzionata a far rientrare i piccoli alunni, ma con interventi che devono ancora essere ipotizzati e, soprattutto, finanziati. La precedente amministrazione ha a lungo tergiversato, i lavori sono partiti e poi sono stati fermati perché secondo Palazzo Cernezzi la ditta incaricata aveva fatto dei danni. E intanto i turisti americani tornano a casa delusi.

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