Allarme medici di famiglia. Rispondono in 31 al bando, ma i posti vuoti sono 232

Sanità Situazione al collasso: «Ormai a carenza colpisce anche gli ospedali. Nel breve tempo c’è da fare, manca il capitale umano»

Mai così tanti ambulatori vuoti, troppe poche le domande arrivate all’ultimo bando per sperare di tamponare l’emergenza. Alla chiamata per medici di famiglia indetto a marzo dall’Ats Insubria, come da direttive regionali, entro i termini ormai chiusi si sono presentati in 31 per 232 posti da coprire. Il dato comprensivo di alcuni trasferimenti riguarda sia Varese che Como, detto che in genere la nostra provincia vale poco meno della metà del totale del territorio.

La situazione

L’Ats Insubria si limita a riferire che formalmente le assegnazioni definitive, conclusa la finestra per le assunzioni inerenti la Medicina generale, si concluderanno entro la metà di maggio. I rappresentati dei camici bianchi però parlano già di fabbisogni che in larga parte sono destinati a rimanere disattesi. Quando l’Agenzia per la tutela della salute il mese scorso ha pubblicato i termini del bando per reclutare nuovi medici di famiglia, ha reso noti anche i numeri degli ambiti carenti, in sostanza il quantitativo di medici da trovare nei vari Comuni della provincia per mantenere un giusto rapporto con il numero di assistiti da seguire.

Nel Comasco mancano 110 camici bianchi su circa 300 totali, più di uno su tre. Negli anni passati la ricerca interessava una settantina, massimo una novantina di medici di famiglia, ora è stata superata quota cento. Le poche candidature dell’ultimo bando non metteranno dunque una pezza ad un vuoto che resterà aperto ancora per diversi anni poiché i nuovi laureati sono troppo pochi per invertire la tendenza. Secondo l’Ordine dei medici di Como entro il 2026 raggiungeremo nel nostro territorio il picco di pensionamenti annuali tra i camici bianchi, le cessazioni inizieranno poi a calare attestandosi ai livelli pre pandemici entro la prossima decade.

«Il problema ormai investe anche le città un tempo più gettonate – spiega Enrico Giuseppe Rivolta, medico comasco membro del direttivo dell’Ordine provinciale e segretario regionale di Snami, sindacato dei medici – perfino Milano. Anche Como soffre, il capoluogo è considerato troppo caro da molti colleghi, c’è chi preferisce lavorare in provincia dove gli affitti sono meno costosi. Certo l’alto lago è su tutti il territorio più in crisi. Gli stessi vuoti riguardano anche le altre province lombarde. Il problema è di sistema. Bisogna ripensare la formazione dei medici di famiglia, equiparandola alle altre specialità mediche. E al contempo rendere attrattiva la nostra professione, divenuta troppo burocratica».

Carenze ovunque

Oltre ai medici mancanti ci sono posti vacanti nella continuità assistenziale, dove mancano 5472 ore di guardie medica annue tra Como e Varese. «Ma ormai la carenza colpisce anche gli ospedali che non riescono a reclutare camici bianchi – commenta Massimo Monti, segretario provinciale della Federazione italiana medici di medicina generale – non solo per i Pronto soccorso. Temo che nel breve tempo ci sia poco da fare, manca il capitale umano». La Regione però lavora per concentrare le energie per esempio nelle case di comunità. Anche se secondo i medici occorre garantire la capillarità alla medicina di base.

© RIPRODUZIONE RISERVATA