Badanti, timori sul rientro dalle ferie
«Rischi per loro e per i nostri anziani»

Il virus«Alcune donne sono state respinte dalle famiglie e ora non sanno dove andare». Preoccupazioni per la gestione della quarantena, nel caso di viaggi in Paesi “a rischio”

Come gestire il rientro delle badanti dai loro Paesi di origine, alcuni dei quali con un incremento di casi di coronavirus, come la Romania: le famiglie comasche sono preoccupate. Da una parte c’è il timore per gli anziani, dall’altra quello per le donne che se ne sono prese cura e dovranno trascorrere un periodo di quarantena, prima di tornare da loro.

Durante il lockdown, le badanti sono state spesso il riferimento per i familiari, che per precauzione non entravano in casa dei loro cari. Queste donne hanno condiviso quei drammatici momenti con gli assistiti. Adesso il problema ha cambiato faccia.

Cautela

«Bisogna essere estremamente cauti – rileva il presidente delle Acli Emanuele Cantaluppi – Da una parte per il contenimento del virus, dall’altra per tutelare queste figure dal punto di vista sanitario e lavorativo».

Paola Monzani, responsabile provinciale di Acli Colf, sta seguendo con estrema attenzione la situazione. «Dopo il periodo del lockdown, erano sempre accanto agli assistiti – spiega – quando c’è stata la possibilità molte ne hanno approfittato per rientrare nei loro Paesi e fare le ferie». Alcune di queste nazioni, ad esempio dell’Est Europa rientrano in quelle dove il Covid sta dando segnali più allarmanti, altre meno, ma non per questo l’attenzione delle famiglie resta alta. Più rari i ritorni in America Latina, anche perché le partenze in questi casi vanno programmate per tempo. C’è anche chi temeva di partire e non poter più rientrare.

Coinvolgere le istituzioni

«La preoccupazione dei parenti effettivamente c’è – prosegue Monzani – perché le signore sono partite a giugno e luglio, senza sapere dei problemi che si sarebbero creati, e adesso i comaschi si interrogano su come gestire quei rientri. Specialmente su dove far trascorrere le due settimane di quarantena. Alcune famiglie hanno una seconda casa e il problema non si pone, ma la maggior parte no».

Le badanti dal canto loro o hanno un’alternativa, da amici o connazionali, oppure si trovano senza un posto dove stare. «Come Acli - conclude – stiamo suggerendo di sentire anche gli enti competenti, Prefettura e Ats, anche per rassicurare le famiglie che si pongono dubbi su Paesi in realtà non tra quelli elencanti per il blocco». Questo per tutelare appunto l’anziano, ma senza penalizzare la lavoratrice. Oltretutto nel frattempo bisogna trovare un’altra soluzione per l’anziano e allungare magari il periodo con una sostituta: meglio procedere con prudenza, ma anche senza eccessi, informandosi bene.

«Importante è evitare l’allarmismo – conferma Marinella Magnoni dello Spi Cgil di Como - Noi ad esempio abbiamo vissuto anche un altro fenomeno, qualche caso in cui questa situazione ha fatto sì che si passasse al contratto con la lavoratrice». Insomma, dal male il bene di mettere in regola.

Biagio Carfagna della Uiltucs teme per il futuro lavorativo delle badanti: «Alcune di loro sono state respinte dalle famiglie purtroppo. Anche quello che da tanto tempo stavano con i loro anziani. Parliamo in gran parte di straniere, ma anche qualche anziane. Diverse non sono potute tornare al lavoro. E noi lo vediamo anche perché sono venute a chiedere il bonus e cercare una forma di sostentamento».

Anche Giuseppe D’Aquaro della Fisascat Cisl dei Laghi evidenzia che ci troviamo di fronte a un grosso problema: «Specialmente nelle prossime settimane bisognerà gestire i rientri. Questo purtroppo è un settore particolarmente colpito e le famiglie, a differenza delle aziende, non hanno spesso potuto anticipare e dunque farsi carico delle difficoltà delle badanti».

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