Carenza di infermieri in Lombardia, Bertolaso intenzionato a cercarne in Sud America. L’Ordine: «Mai coinvolti e sarà difficile»

La polemica L’annuncio dell’assessore regionale prende in contropiede sanitari e sindacati. Il Valduce aveva fatto arrivare personale peruviano: «Operazioni complesse, tanta burocrazia»

La Regione vuole cercare infermieri in Sud America e nel Mediterraneo. Scettici l’Ordine e i sindacati. I primi tentativi al Valduce, intanto, incontrano difficoltà burocratiche.

L’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, sulla scorta di quanto già anticipato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, ha annunciato l’intenzione di stringere accordi con Paesi esteri per colmare la grave carenza di infermieri in Lombardia. Mancano circa 10mila professionisti a livello regionale, nel Comasco il fabbisogno mancante supera le 300 unità. Secondo Bertolaso è possibile costruire un ponte con il Sud America, come pure cercare infermieri nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Le reazioni

«Prendiamo atto con stupore delle dichiarazioni dell’assessore Bertolaso – scrive il coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche della Lombardia – la soluzione prospettata richiede il nostro coinvolgimento. Abbiamo sollecitato più volte l’assessorato ad un incontro, per frenare l’emorragia di infermieri e valorizzare la professione. Nonostante ciò non sono mai state condivise strategie e proposte oltre all’aumento dello stipendio, di cui peraltro al momento non c’è traccia».

È in fase di approvazione un bonus per i medici e gli infermieri che lavorano al confine, mentre sul contratto c’è un ipotesi di rinnovo. Anche il presidente degli infermieri di Como Giuseppe Chindamo esprime perplessità. «Siamo favorevoli all’integrazione professionale, ma sia ben chiaro che per poter acquisire una professionalità internazionale bisogna avere certezze sulle competenze. Occorre accertare il percorso formativo, esaminare le corrette conoscenze linguistiche e normative. Non siamo un mercato dove si compra un servizio esterno, nella sanità l’offerta deve essere appropriata».

Comunque, spiegano ancora gli infermieri, le ultime soluzioni simili tentate nei dintorni non hanno avuto esito. All’ospedale di comunità di Morbegno dovevano arrivare degli infermieri peruviani che invece non hanno mai preso servizio. I nodi burocratici sono difficili da sciogliere.

L’esperienza al Valduce

«Tramite accordi con una realtà locale abbiamo fatto arrivare tre infermieri peruviani – spiega Riccardo Bertoletti, il direttore sanitario del Valduce – e speriamo a breve di poter inserire altri tre infermieri boliviani e colombiani. Abbiamo anche due nuovi medici sudamericani in Pronto soccorso. Queste operazioni però sono molto complesse. Tra i permessi di soggiorno, il riconoscimenti dei titoli, gli ok della Prefettura e i controlli sulla residenza perdiamo mesi e mesi per riuscire a recuperare qualche professionista sanitario».

A Como le Giuseppine, la residenza per anziani, hanno fatto arrivare tre infermiere indiane sempre tramite accordi terzi. Gli ostacoli linguistici però non sono di poco conto, non sempre è possibile superare barriere e distanze, ancor più se queste risorse devono essere impiegate in reparti ospedalieri delicati.

«Negli ultimi anni non sono stati rinnovati i contratti collettivi nazionali – dice Salvatore Monteduro, segretario confederale della Uil Lombardia – per trovare nuovi infermieri e trattenere quelli in servizio serve una valorizzazione economica».

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