Bimbi a casa al minimo sintomo
I pediatri: «Così non va, è già caos»

Protocollo Covid, l’allarme dei medici: i piccoli rischiano di saltare moltissimi giorni d’asilo - Con le regole attuali serve il tampone per certificare la negatività e si aspetta a lungo l’esito

Bambini rispediti a casa e tamponi al minimo sintomo, con le famiglie che devono attendere in quarantena il risultato. Con la ripresa di asili e materne secondo i pediatri comaschi sta succedendo un vero disastro. Decine di bambini con tosse e raffreddore, non per forza con la febbre oltre i 37,5 gradi, vengono rimandati a casa dalle educatrici, come del resto da indicazioni e normative, oppure vengono tenuti direttamente a casa. Solo che per poter poi tornare in classe serve passare dal pediatra. Il quale deve certificare che la diagnosi, escludendo un possibile contagio. E, per farlo, molti pediatri prescrivono il tampone.

E qui il sistema va letteralmente in tilt: perché i camici bianchi devono compilare un modulo online dell’Ats Insubria attraverso un portale spesso fuori uso. Poi, cliccato sul sospetto Covid, le famiglie devono attendere l’appuntamento per eseguire il test. Test per il quale in teoria ci vogliono 48 ore, ma data la mole delle richieste si va ben oltre. Poi c’è l’attesa per ricevere il referto via mail che non arriva sempre in maniera puntuale. Se va bene dunque il bambino deve attendere quattro, cinque giorni a casa. Se va male più di una settimana.

Il punto veramente critico è che quando il pediatra prescrive il tampone sia avvia la macchina del sospetto Covid. E non solo il bambino, potenzialmente contagiato e contagioso, deve restare a casa, ma anche i suoi familiari devono attendere in quarantena pur in maniera fiduciaria. Dunque mamme e papà non possono andare al lavoro.

«Il problema è reale - spiega Massimo Branca, referente provinciale della Federazione italiana medici e pediatri – stiamo infatti condividendo un nuovo protocollo di gestione con l’Ats Insubria atteso nelle prossime ore per i bambini che hanno sintomi o si ammalano. Per identificare una strada che sia per tutti il meno problematica possibile». E meno onerosa per le famiglie, dove i bambini rischiano di stare più a casa che a scuola e i genitori di perdere giornate di lavoro magari per un falso allarme.

Che i bimbi corrano il serio rischio di passare più tempo a casa piuttosto che con i loro compagni, lo afferma anche i dottor Branca: «Basta la sola richiesta del tampone per dover restare tutti entro le quattro mura. Per questo serve un percorso privilegiato per l’infanzia. Anche perché il rischio è che tutto diventi discrezionale. Con alcune scuole disponibili ad accettare bimbi con il raffreddore senza troppi timori ed altre subito pronte a rispettare le normative».

Le normative sono piuttosto stringenti. Ecco, per esempio, il protocollo per gli asili nido comunali della città: «La presenza dei bambini e del personale al nido è condizionata dall’assenza anche nei tre giorni precedenti dei sintomi più comuni riconducibili al Covid. Quindi tosse, cefalea, sintomi gastrointestinali, nausea o vomito, diarrea, faringodinia, dispnea, mialgie, rinorrea e congestione nasale, temperatura corporea superiore a 37,5». Il rischio ventilato dal pediatra è dunque più che reale.

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