Bufera sull’Università dell’Insubria
Secretati gli atti del concorso
Il rettore: “Noi messi in cattiva luce”

AGGIORNAMENTO: L’Ateneo corre ai “ripari” e dopo questo articolo secreta gli atti di tutti i concorsi (prima consultabili)

La privacy è come quei vestiti che si indossano bene su tutto. E che, spesso, vengono tirati fuori dall’armadio per risolvere i momenti di maggiore imbarazzo. La condanna in Tribunale? C’è la privacy. L’atto della pubblica amministrazione oggetto di critiche dall’opposizione? C’è la privacy. Il verbale del concorso pubblico, su cui si vogliono accertare le procedure seguite? Sempre la privacy.

A sventolare il vessillo buono per tutte le stagioni, ora, sono i vertici dell’università dell’Insubria, che hanno deciso di secretare gli atti di uno dei concorsi sui quali nelle scorse settimane si sarebbero accesi i riflettori anche degli investigatori. L’oggetto del contendere è il posto per ricercatore a tempo determinato per tre anni (passaggio obbligato per aspirare a diventare professori associati, come spieghiamo meglio in un altro articolo sempre in questa pagina) in lingua inglese, bandito dal Dipartimento di Scienze umane di Como.

Mentre la quasi totalità degli altri bandi, per l’assunzione di ricercatori, sono accompagnati dagli atti in chiaro del lavoro della commissione giudicatrice (basta navigare sullo stesso sito dell’Insubria per trovare i verbali di valutazione con cui i commissari motivano la loro scelta), curiosamente questo esercizio di trasparenza viene negato al giudizio che ha portato ad aggiudicare il posto come ricercatore sulla lingua inglese.

Sull’albo on line del sito dell’Ateneo si trovano infatti le convocazioni, i sorteggi, la nomina della commissione, il verbale dei criteri generali e poi il decreto rettorale con cui si dichiara vincitore il primo candidato in graduatoria. Tra quei due verbali, solitamente, ce n’è almeno un terzo (talvolta anche un quarto) che riportano la relazione finale della commissione e, soprattutto, la valutazione dei singoli candidati.

Da quanto La Provincia ha potuto accertare, i verbali del concorso (pubblico, è bene ribadirlo) che hanno portato alla scelta del vincitore sono stati negati anche a docenti della stessa università. Addirittura sarebbe stata protocollata una domanda di accesso agli atti dello stesso rettore vicario (il numero due dell’Ateneo) rigettata per asseriti motivi di privacy. Di questa secretazione si è parlato anche nell’ambito di uno degli ultimi cda dell’Insubria.

Sulla secretazione degli atti, oggi interviene il direttore generale dell’Ateneo, Marco Cavallotti: «È opportuno ribadire che le disposizioni in merito ai concorsi pubblici obbligano a conciliare due interessi primari: la trasparenza amministrativa e la protezione dei dati personali. Il Garante per la protezione dei dati personali ha osservato che, nelle procedure di concorso, non devono formare oggetto di pubblicazione gli atti nella loro veste integrale, né le informazioni comunque concernenti eventuali prove intermedie che preludono all’adozione dei provvedimenti finali. Solo per i provvedimenti finali restano salve le forme di pubblicità previste dall’ordinamento. L’Università degli Studi dell’Insubria segue le suddette procedure per tutti i concorsi, garantendo sempre la trasparenza amministrativa e assicurando contestualmente la tutela dei dati personali e sensibili».

In realtà è doveroso far notare come il lavoro di valutazione delle commissioni che non è presente sulla pagina dell’albo on line per il concorso di inglese (come si può vedere a questo link ), lo si trova regolarmente pubblicato (ad esempio) per quello di Malattie odontostomatologiche (qui la pagina in questione e qui la valutazione candidato per candidato ) e di Economia applicata ( qui e qui ).

Come già avuto modo di sottolineare nell’edizione di domenica e in quella di lunedì del quotidiano, il posto per ricercatore di lingua inglese è stato posto all’attenzione degli investigatori assieme ad altri due concorsi, sempre banditi dal Dipartimento delle scienze umane: quello per letteratura greca e quello per storia. Se per questi ultimi due bandi si è assistito alle (per certi versi) clamorose dimissioni del membro designato della commissione d’esame in un caso (greco), nell’altro (storia) di tutta quanta la commissione stessa, il concorso di inglese ha registrato un altro elemento che ha fatto molto discutere: ovvero il ritiro delle domande da parte di ben 4 candidati sui 6 che avevano risposto al bando (ieri, erroneamente, sul giornale avevamo scritto che il ritiro in massa riguardava storia, che ha visto solo un ritiro di candidatura).

I primi tre aspiranti ricercatori in inglese si sono ritirati appena nominata la commissione, il quarto poco prima di presentarsi al colloquio finale. Altro elemento che fonti interne all’Insubria fanno notare, è che il candidato vincitore (al contrario dello sconfitto) non avrebbe ancora ottenuto l’abilitazione scientifica nazionale (in effetti il suo nominativo compare sui candidati, ma non nell’elenco degli abilitati), conditio sine qua non per aspirare a diventare – dopo tre anni – professore associato. Anche per questo motivo, nello stesso Ateneo, diverse persone erano interessate, per questioni di trasparenza, a leggere il percorso logico che aveva condotto la commissione alla sua scelta. Ma come il mantello dell’invisibilità, la trasparenza è stata coperta dall’abito che va bene su tutto: c’è la privacy.

Infine da segnalare la nota del rettore, Angelo Tagliabue, il quale ha rifiutato l’intervista richiesta dal quotidiano limitandosi a una breve nota stampa: «Le notizie uscite in questi giorni appaiono come l’ennesimo tentativo da parte di qualcuno di mettere in cattiva luce il lavoro dell’Università, danneggiare l’immagine dell’Ateneo e divulgare informazioni non oggettive, parziali e finanche tutelate dal segreto d’ufficio. Non entro nel merito per senso di responsabilità e perché i ruoli istituzionali dell’Ateneo impongono di non cadere in polemiche mediatiche e in atteggiamenti autoreferenziali. Ho dato immediato mandato di valutare tutte le azioni giuridiche, a tutela dell’Ateneo.Quanto ad asseriti ed eventuali profili giudiziari che dovessero coinvolgere l’Università riportati dagli organi di stampa, non commento a maggior ragione: l’Ateneo si esprimerà nelle sedi opportune. Posso solo affermare che il lavoro svolto dagli uffici è trasparente, rispondente ai principi di legalità e che riteniamo non esista nessun profilo di illegittimità».

AGGIORNAMENTO

Dopo la pubblicazione dell’articolo che avete appena letto, i vertici dell’Insubria sono corsi (a loro modo) ai ripari. E anziché rendere consultabili gli atti del concorso per un posto da ricercatore in lingua inglese, hanno pensato bene di togliere i verbali valutativi degli altri concorsi di cui abbiamo pubblicato il link in questa pagina.

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