Cronaca / Como città
Lunedì 24 Novembre 2025
Check in per affitti brevi il sistema cambia ancora: verifiche in presenza o con nuove tecnologie. E così meno “lucchetti”
Il fatto Il Consiglio di Stato impone controlli sugli ospiti. Di persona, se possibile, ma anche con sistemi avanzati. Majeli: «Processo positivo»
Como
I proprietari delle case vacanza d’ora in poi saranno obbligati a effettuare una verifica dell’identità dei loro ospiti “de visu”. Ovvero non solo tramite l’invio di documenti in cambio del codice di apertura della porta o della keybox contenente le chiavi, ma anche assicurandosi che questi coincidano con la persona che sta nella struttura.
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La decisione
La decisione del Consiglio di Stato sul ricorso effettuato dal ministero dell’Interno contro la sentenza con cui i giudici del Tar del Lazio, a maggio, avevano ritenuto sbagliata la decisione del Viminale di vietare il check in a distanza (in molti casi effettuato con un semplice messaggio) ha ribaltato la situazione e colto in contropiede i proprietari di case vacanza, compresi quelli comaschi. Il Consiglio di Stato ha stabilito che la circolare del Viminale del novembre 2024, con cui si imponeva per ragioni di sicurezza la verifica “de visu” degli ospiti delle case vacanza, è opportuna. I giudici sottolineano però che non necessariamente la verifica deve essere fatta di persona, bensì anche «attraverso appositi dispositivi di collegamento predisposti (...) all’ingresso purché idonei ad accertare, hinc et nunc, l’effettiva corrispondenza tra ospite e titolare del documento di identità». Una soluzione che secondo Daniela Maviglia, di My Home in Como, una delle più grandi agenzie di case vacanza in città, positiva perché «è il momento di stabilire quali sono effettivamente gli strumenti consentiti per il check in».
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«Nelle case di RentAll Como utilizziamo già un sistema di riconoscimento biometrico, lo stesso usato dalle banche» spiega il property manager Simone Majeli, tra i principali imprenditori del settore sul lago. Nel caso di RentAll Como l’ospite per poter accedere alla casa vacanza deve identificarsi con un sistema a doppia via, all’interno di un percorso criptato, che è simile a quello utilizzato, per esempio, per accedere allo Spid. «La scelta del Consiglio di Stato è positiva, perché ha accolto la richiesta delle associazioni di categoria dopo la circolare del Viminale». Da novembre dell’anno scorso i rappresentanti di categoria, tra cui anche Majeli stesso, hanno avuto più incontri con il ministero per mettere in chiaro quali soluzioni tecnologiche si possono trovare per evitare il riconoscimento dell’ospite in presenza, a tu per tu, senza però limitarsi all’invio dei documenti e alla comunicazione dei dati alla Questura. «Ora, alla luce della sentenza del Consiglio di Stato - continua Majeli - lavoreremo a un protocollo che elenchi quali sono le tecnologie utilizzabili».
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Tecnologie che pian piano, secondo il gestore comasco, dovrebbero anche sostituire l’uso delle key box, scatolette a combinazione in cui vengono lasciate le chiavi per i turisti affinché possano accedere alle strutture in autonomia, e che negli ultimi anni hanno riempito le città, compresa Como. «Si tratta di una questione estetica seria: con l’introduzione di sistemi più avanzati, si ridurranno anche le key box» conferma Majeli.
La preoccupazione
Non a tutti però la sentenza del Consiglio di Stato è sembrata un passo avanti. I comaschi proprietari di case vacanza, soprattutto quelli che ne gestiscono un piccolo numero, sui gruppi social lamentano che questo obbligo si aggiunge agli altri imposti alla loro attività in questi anni e puntano il dito sugli albergatori, in quanto diretti concorrenti, considerandoli in parte responsabili delle novità.
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