Como: contagi e varianti
La metà “inglese” e il 15% di Wuhan

Ats Insubria ha analizzato alcuni tamponi e su 67 sono risultati 33 del ceppo più contagioso. Solo 10 di quello originario e 24 di altre tipologie

È solo un campione statisticamente ridotto, ma il 50% del virus in circolazione a Como ha la variante inglese. Il 15% appartiene invece al vecchio ceppo di Wuhan e il 35% ha delle mutazioni destinate a perdersi nel tempo.

L’Ats Insubria, attraverso il laboratorio di microbiologia dell’Asst Sette Laghi di Varese, sta eseguendo dei sequenziamenti sui virus presenti nei tamponi dei cittadini positivi per capire se e in quali punti la catena virale presenta delle novità, delle modifiche. Sono indagini come detto a campione visto che sequenziare ha dei costi elevati e necessita di tre giorni di tempo per le analisi.

Dal territorio di Como al 10 di marzo, preso un campione di 67 tamponi positivi in dieci hanno presentato un genoma “wild type”, comparabile con il primo ceppo cinese, in 33 hanno evidenziato la variante inglese pari quindi alla metà e altri 24 sono finiti sotto la dicitura “altra mutazione”.

Come funzionano

Cosa significa?. È noto che nel corso delle ultime settimane sono stati isolati casi di virus con varianti assai particolari, scozzesi, thailandesi, indiane, si è parlato perfino di varianti bresciane e napoletane. Ma non tutte queste possibili varianti hanno un reale significato. Si potrebbe descrivere la mutazione come un “mattoncino” di colore diverso che si incasella all’interno della catena virale. Ma non sempre questi mattoncini diversi fanno esprimere al virus un cambiamento apprezzabile nei suoi comportamenti.

Il virus per natura come ogni essere cerca di migliorarsi, di perfezionare le sue abilità, per contagiare più persone, magari per resistere ai vaccini, per sopravvivere.

La variante inglese offre al virus una maggiore capacità di trasmissione. È più veloce, dunque tutta la popolazione virale sta mutando, sta accogliendo questa modifica ormai a carattere predominante. Alla fine di dicembre la variante inglese in Lombardia era scarsamente presente, alla fine di febbraio era data intorno al 33% dei casi, adesso è maggioritaria. Al contrario, un gran numero di altre varianti non portano alla specie dei benefici concreti: sono dei tentativi, il più delle volte falliti, che non rimarranno nelle pagine dell’evoluzione.

Sempre l’Ats Insubria con il laboratorio dell’Asst Sette Laghi a Varese su 145 tamponi positivi ha tracciato 58 virus cinesi, 49 varianti inglese, 6 brasiliane, 1 sudafricana e 31 d’altro tipo.

L'interno territorio

Sul totale del territorio coperto dall’Agenzia per la tutela della salute, comprendendo anche alcuni tamponi provenienti da persone tracciate residenti fuori confine, il 42% dei virus è inglese, il 31% cinese, il 24% ha una mutazione non censita, il 3% è brasiliano e lo zero virgola è di derivazione sudafricana.

Si ricorda infine che nonostante le nazionalità affibbiate ai virus dai vari laboratori scientifici non è affatto detto che quella specifica mutazione virale abbia davvero avuto origine in quel determinato Paese del mondo. La pandemia è globale e non conosce confini. S. Bac.

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