Como, effetto turismo sulla pizza. Prezzi mai così alti

Come Venezia In centro la Margherita a 12 euro: due anni fa ne costava 8, l’aumento è del 40% «Selezioniamo i clienti, e i costi sono in crescita»

Che il turismo stia spingendo i prezzi verso l’alto in centro a Como lo si nota anche uscendo a mangiare una pizza. Un piatto un tempo considerato povero dentro alla città murata viene a costare anche 12 euro. I vari ristoratori stanno orientando la politica dei prezzi sulla scia di un generale aumento legato al turismo, ma anche stretti tra i costi del personale e delle materie prime. Per i comuni cittadini comaschi però uscire a cena è sempre meno sostenibile.

Offerta ampia

La premessa è che gli esempi citati non sono certo comprensivi di tutta l’offerta presente in città, dove comunque ci sono attività che fanno da mangiare per tutti i gusti e per tutte le tasche. È vero però che due anni fa, complici le bollette alle stelle, alcune pizzerie avevano già ritoccato i menù al rialzo. Una margherita da Donnarumma in via Garibaldi all’epoca costava 8,5 euro, adesso ne costa 12, è un aumento pari al 40%.

«Noi così selezioniamo la clientela – spiega Agostino Donnarumma – vogliamo lavorare di più con professionisti e stranieri. Cerchiamo anche di distinguere il nostro prodotto artigianale da quello proposto dalle grandi catene. Ognuno comunque fa le sue scelte e sul libero mercato ne paga le conseguenze».

I fratelli Coppola nel ristorante di piazza Croggi, vicino al lago, hanno portato la margherita da otto a dieci euro, mentre nel locale di via Dottesio resta a otto. «Ma penso che anche 12 euro sia un prezzo ragionevole – dice Ciro Coppola – intanto per un fatto di costi: bollette, tasse, affitto, ma soprattutto il personale. Inoltre per ragioni economiche: circa il 50% delle vendite si fa con la margherita, alzare di un euro la più classica delle pizze significa tanto nel bilancio complessivo. E poi è vero: soprattutto vicino al lago abbiamo la fortuna di lavorare con tantissimi turisti. Che sono felici di mangiare una pizza di grande qualità a prezzi per loro per nulla salati. All’estero una pizza, con tutto il rispetto assai meno buona, costa parecchio di più».

Lo stipendio medio del comune cittadino comasco non è però quello di un olandese o di uno svedese. «Ma infatti io ho paura che stiamo esagerando – così ragiona Vincenzo Cuomo, piazzaiolo doc di “Arti in pizza”, l’asporto di via Carloni – La città di Como non è abituata a mio parere a gestire il turismo di massa. Una miniera d’oro che ci fa lavorare da Pasqua a Natale, ma continuare ad aumentare i prezzi a lungo andare allontana la clientela. Di sicuro quella locale, ma anche i visitatori meno danarosi».

Rischio escalation

Anche Cuomo, a onor del vero, ha ritoccato la margherita da 5,5 euro a 6,5. Tornando più in centro, in via Lamberthenghi Rossopomodoro fa pagare la margherita 8,5 euro, mentre nella nuova pizzeria Da Michele di via Albertolli costa 9 euro. «C’è il rischio-escalation - dice Carmine Giuliani, responsabile di “Da Michele” – perché è aumentato tutto, i proprietari dei muri in centro purtroppo si sono adeguati. Il costo della vita qui non è lo stesso che a Napoli, dove si paga un quarto dell’affitto. Ed è così per tutto. In un’altra nostra attività l’anno scorso pagavamo 50 euro al chilo il gelato al pistacchio, quest’anno stesso prodotto dieci euro al chilo di più. E bollette e utenze sono quasi raddoppiate».

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