Compie 10 anni la tangenziale “monca”: la rivoluzione viabilistica lunga 2,4 km

L’anniversario Compleanno amaro per il primo lotto dell’autostrada attesa da decenni. Doveva arrivare ad Albese tagliando Camerlata e Lipomo: il progetto ormai è lettera morta

Como

Sono passati esattamente dieci anni da quel 23 maggio del 2015 quando, poco dopo le 16 del pomeriggio, un corteo di auto storiche inaugurò il primo lotto della tangenziale di Como, transitando su quel tratto di autostrada atteso da decenni e con la speranza di arrivare a portarlo fino ad Albese, andando quindi a bypassare non soltanto il nodo di Camerlata, ma anche quello – trafficatissimo – di Lipomo.

Lo stralcio

Dieci anni più tardi dell’infrastruttura restano gli stessi 2,4 chilometri tra Villa Guardia ed Albate e la (ridotta) viabilità accessoria. Di strada (per restare in tema), da allora, non ne è stata fatta per nulla.

Anzi, il secondo lotto annunciato, promesso, stralciato, modificato e via di seguito, è diventato sempre più miraggio al punto da arrivare ad essere addirittura stralciato dal sistema Pedemontana. La tangenziale di Como (e quella di Varese) che negli accordi iniziali, messi nero su bianco nel 1999, erano da considerare come prioritarie dell’intero sistema, sono rimaste monche e sono pure state rimosse dal progetto. La Regione continua a riconfermare l’inserimento del completamento della tangenziale tra le opere infrastrutturali con “massima priorità” e indicando addirittura la fine il 2027. Non si parla più nemmeno di secondo lotto, ma di “realizzazione autostrada regionale Varese-Como-Lecco” per un importo di un miliardo 269mila euro.

Una montagna di soldi che la Regione non ha e che, ovviamente, non metterà nemmeno Roma. Il progetto, che va a cestinare quello definitivo del secondo lotto stralciato nel 2009, è sul tavolo dell’Anas, ma nonostante le promesse la sua realizzazione può essere ormai annoverata tra i sogni.

Ridurre i costi

Erano state analizzate diverse possibilità per ridurre i costi del progetto originario da oltre 800 milioni di euro per il solo secondo lotto: dalle galleria a canna singola agli scavi con il sistema “a talpa”, ma poco alla volta è stato tutto scartato poiché i risparmi non sono mai stati tali da poter spingere per la realizzazione del tratto mancante. Negli anni scorsi si è anche fatta inserire la tangenziale monca tra le opere prioritarie da sottoporre ad Anas (con un tracciato diverso, da Albate all’ex area industriale di Albavilla) con un investimento ipotizzato in 674 milioni di euro per “collegamento tra la tangenziale (quindi la A59) e la Briantea”. Cifra già arrivata a 800 milioni e, in ogni caso, mai approfondita ulteriormente dal punto di vista realizzativo. L’unica notizia positiva è che il secondo tratto sarebbe gratuito dovendo essere interamente finanziato dallo Stato, ma non essendoci nemmeno un euro disponibile, l’ottimismo viene subito vanificato.

Ecco perché i primi dieci anni della tangenziale di Como sono un compleanno amaro. Nessun passo in avanti, anzi – se possibile – indietro poiché, come detto, il completamento dell’opera si è anche staccato dalla Pedemontana, che avrebbe avuto l’obbligo di concluderla. In questo modo, invece, l’onere è venuto meno e il futuro è pieno di punti di domanda.

In più occasioni, anche recenti, politica e mondo economico hanno indicato «come priorità del territorio comasco il completamento del secondo lotto della tangenziale di Como. Tale intervento prevede il rafforzamento dei collegamenti est-ovest dell’area lariana, migliorando l’intera viabilità provinciale» inviando la richiesta al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Al momento, però, di passi (concreti) in avanti non ne sono stati fatti.

E la beffa, per i comaschi, è doppia. Non solo si ritrovano con 2,4 km autostradali a pagamento, ma a breve si troveranno a dover pagare pure il tratto iniziale della Milano-Meda.

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