Consiglio comunale, lite sulle nuove regole: «Limitano i diritti di chi è stato eletto»

Palazzo Cernezzi Minoranze durissime in aula sulle modifiche volute dalla giunta e approvate. Bocciati 22 emendamenti. «Eppure alcuni Rapinese li aveva proposti quando era consigliere»

Como

Accusato di aver modificato il regolamento del consiglio comunale secondo criteri opposti a quelli che sosteneva in minoranza, il sindaco Alessandro Rapinese lunedì sera in aula consiliare ha risposto con un aneddoto.

L’aneddoto

«Sono andato a mangiare in un ristorante - ha detto - e mi hanno servito una prelibatezza. Ho mangiato l’oca, non l’avrei mai mangiata un tempo. Apprezzare l’oca quando si è prossimi ai cinquant’anni dev’essere motivo di imbarazzo? Eppure c’è chi stasera qui ha cambiato idea nell’arco di una sola serata». Rapinese ha risposto così ai consiglieri di minoranza, in particolare a Stefano Legnani del Pd, che lo hanno criticato per le modifiche al regolamento del consiglio comunale che «limitano e sviliscono i nostri diritti di consiglieri». Inutili anche i 22 emendamenti presentati dal gruppo del Pd, tutti bocciati dalla maggioranza: «Eppure - sottolinea Legnani - alcuni di questi il sindaco li aveva proposti identici quando era consigliere».

Il presidente del consiglio, Fulvio Anzaldo, ha presentato le 34 modifiche al regolamento come necessarie a «raggiungere maggiore efficienza e al superamento di criticità interpretative».

Tra le novità una delle più criticate è il fatto che le interrogazioni presentate saranno giudicate ammissibili dal presidente del consiglio, dopo aver raccolto il parere scritto del segretario generale, e il fatto che se la risposta data dovesse sembrare insoddisfacente l’interrogazione non potrà essere ripresentata, se non come intervento preliminare. Sindaco e giunta potranno dunque limitarsi a risposte anche molto sintetiche. «Le interrogazioni sono state utilizzate come strumento di ostruzione quando la giunta, legittimamente, non ha risposto alle domande sul Dup, e si sono creati discorsi a due tra un consigliere e il sindaco per ore, senza coinvolgere il resto dell’aula» ha spiegato Anzaldo. Un’operazione che d’ora in poi non sarà più possibile, così come non sarà più possibile presentare emendamenti all’ultimo minuto, (Anzaldo ha specificato che la richiesta di presentarli entro le 12 del giorno stesso arriva dagli uffici comunali), saranno vietati gli interventi preliminari in sedute successive alla prima della settimana, un’assenza, anche se giustificata, comporterà la perdita del diritto di presentare l’interrogazione in sedute successive, si potrà revocare i presidenti delle commissioni, (una modifica “ad personam” secondo le minoranze, perché potrebbe riguardare la consigliera Paola Tocchetti passata dalla maggioranza a Forza Italia), e le interpretazioni del regolamento spetteranno al presidente. Le minoranze hanno anche chiesto al segretario generale Roberta Beltrame di intervenire su quest’ultimo punto per chiarirne la legittimità, ma Anzaldo non le ha dato la parola sottolineando che la proposta di delibera era già accompagnata da un parere di legittimità di Beltrame.

Possibili iniziative legali

«Grave che il segretario generale non possa dare una risposta su una procedura così importante» il commento di Giordano Molteni per Forza Italia. Vittorio Nessi (Svolta Civica) ha annunciato possibili iniziative legali contro le modifiche, parlando di «un colpo di mano per togliere poteri alla minoranza e ampliare quelli del presidente». «State costruendo una narrazione falsa: il nuovo regolamento non è liberticida - ha ribattuto Anzaldo - Se uno ha l’onestà intellettuale di leggerlo, capisce che non è così». Gianfranco Rossetti, a nome della maggioranza, ha definito le modifiche «di buon senso».

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