Coronavirus, la rabbia dei medici
«Non siamo pronti alla nuova ondata»

Petizione sottoscritta da 67 dottori di base: «Preoccupati per gli scenari futuri, subito provvedimenti

I medici comaschi sono pronti alla protesta. Chiedono una ricetta davvero elettronica, il vaccino antinfluenzale consegnato per tempo, indicazioni chiare per la gestione delle prime febbri e una scorta di protezioni contro il Covid. In città e in provincia 67 medici di medicina generale, pediatri e guardie mediche hanno sottoscritto un’incisiva petizione e chiedono di essere messi nelle condizioni di affrontare la (probabile) nuova ondata di Covid adeguatamente attrezzati e organizzati.

«I medici di assistenza primaria valutato lo stato di emergenza per la pandemia Covid – così scrivono i camici bianchi - e la necessità di evitare assembramenti presso gli ambulatori, possibili veicoli di diffusione del contagio, chiedono la completa dematerializzazione della ricetta medica e la semplificazione delle regole burocratiche. Si chiede ancora l’avvio della campagna vaccinale antinfluenzale all’inizio del mese di ottobre come da raccomandazioni ministeriali e delle precoci indicazioni operative per la gestione dei pazienti febbrili nei prossimi mesi».

Se le richieste non venissero considerate questo gruppo di medici è pronto a mettere in atto forme di protesta. I medici comaschi segnalano il malfunzionamento dei sistemi informatici «fonte di disagi per medici e pazienti». Ci sarebbero gli strumenti tecnologici per avviare davvero la ricetta elettronica promessa durane la pandemia, eppure persistono i problemi. Quanto alla campagna antinfluenzale bisogna fare presto, aspettare novembre vorrebbe dire non difendere in tempo i cittadini.

«A fronte delle reiterate richieste le risposte sono insufficienti» scrivono ancora i dottori. Tra le firme non sono presenti quelle del direttivo dell’Ordine dei medici comasco. Ma già durante la primavera con l’emergenza Covid i medici di Como e provincia uniti a quelli del resto della Lombardia avevano denunciato l’impreparazione della gestione sanitaria.

«La vera dematerializzazione della ricetta ancora manca - spiega la dottoressa Elena Castelli, con lo studio a Rovello Porro, a nome dei firmatari – aiuterebbe gli ambulatori a non essere troppo frequentati. Al momento il farmacista deve stamparsi il promemoria, chi non ha smartphone e mail, come gli anziani e le persone non autosufficienti, non può ritirare in automatico i medicinali, come promesso, solo mostrando la tessera sanitaria».

Le prospettive, dicono i medici, sono fosche: «Siamo preoccupati non per la situazione odierna dell’epidemia, ma per gli scenari futuri. Il vaccino antinfluenzale serve nell’immediato. Abbiamo bisogno di tempo per somministrare le dosi, l’azione del vaccino peraltro non è immediata. Se come l’anno scorso la campagna dovesse partire da novembre sarebbe tardi, i cittadini non sarebbero coperti».

Ma non è tutto: «Servono poi indicazioni per trattare l’arrivo della febbre - spiega la dottoressa Castelli - Infine i dispositivi di protezione: alcune forniture sono arrivate, ma le scorte sono insufficienti se dovessimo tornare all’emergenza di marzo. Vale non tanto per le mascherine, quanto per i camici monouso e soprattutto per i guanti, prodotti difficili da reperire e sempre molto costosi».

Negli ultimi giorni il quadro dei ricoveri sul territorio provinciale e regionale non è preoccupante, ma il contagio con i rientri dall’estero pare non fermarsi. A tal proposito anche per ragioni di razionalizzazione è stata ridisegnata la rete ospedaliera per fronteggiare il Covid. I casi gravi da terapia intensiva da Como, Varese e Sondrio vengono trasferiti all’ospedale Sacco di Milano. Le altre province fanno riferimento al Niguarda per Milano, al Policlinico per Monza e Lecco, ai Civili per Brescia, Bergamo e Mantova e al San Matteo per Pavia, Lodi e Cremona. Comunque ogni ospedale deve organizzare letti isolati per i sospetti contattando comunque l’hub di riferimento.

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