Coronavirus: cassa integrazione
per settantamila: «Ma niente soldi»

Como: lavoratori in crisi: «Non è arrivato un euro». Qualche imprenditore anticipa: «Senza liquidità è dura»

Settantamila lavoratori comaschi, un terzo del totale, sono in cassa integrazione a causa dell’emergenza coronavirus. La stima è della Uil del Lario. Ma per molti di loro l’attesa dei soldi finora è stata vana e comunque chi è riuscito a mettere un anticipo in tasca lo deve per lo più al suo datore di lavoro, che ha preso la decisione nonostante la crisi di liquidità si allarghi sempre più anche per gli imprenditori.

Il presidente dell’Inps ha annunciato che la cassa verrà pagata entro la fine del mese. Concetto ribadito ieri dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Assicurando anche che è allo studio «un ventaglio di misure e strumenti che possano tutelare tutta la platea dei lavoratori, indennizzo per stagionali, autonomi, partite Iva che verrà riproposto per il mese di aprile e di maggio con un aumento da 600 a 800 euro». Inoltre l’Abi si è mobilitata per accelerare i tempi relativi all’anticipo della cassa da parte delle banche.

Le voci dei comaschi

Certo, la mancanza di risorse economiche si sta acuendo nelle aziende e nelle famiglie. Diversi imprenditori sono venuti in aiuto agli operai e agli impiegati in cassa o comunque in difficoltà in questo periodo. Ma anche per loro l’orizzonte di liquidità si sta appunto riducendo. Il presidente di Confartigianato Como Roberto Galli racconta come anche tra i piccoli sia così: «Segnaliamo anche noi che ai lavoratori non sta arrivando un euro, i nostri artigiani hanno offerto anche la loro disponibilità. Ci sono i 600 euro degli autonomi, solo una piccola parte non li ha ricevuti, ma quei soldi rappresentano una briciola». Anticipare la cassa è un dramma, anche perché il decreto liquidità non è nel segno degli effetti immediati. Ieri la Regione ha potenziato la misura “Credito Adesso” e istituito un’altra forma di supporto chiamata “Credito Adesso Evolution”, con una dotazione finanziaria di 115 milioni.

E dal sistema camerale sono state innescate risorse per altri 9 milioni nel Fondo abbattimento interessi: un milione firmato Camera di commercio di Como e Lecco, come ricorda il presidente Marco Galimberti: «Un primo passo di un percorso per consentire alle imprese di affrontare la ripartenza. Anche per questo ho promosso momenti di confronto allargato con gli stakeholder del territorio al fine di individuare misure il più possibile rispondenti alle necessità manifestate».

Ma intanto c’è l’angoscia. Tra i lavoratori c’è chi ha dovuto vivere con 300 euro. Lo racconta Carmen Molinaro, che lavora nell’ambito della logistica: «A marzo ho lavorato solo pochi giorni, poi sono stata messa in cassa. Ma non ho visto neanche un euro. I 300 euro di stipendio sono volati via subito. Affitto, luce e la benzina per andare a lavorare, ora che abbiamo ripreso».

Grande preoccupazione

La lavoratrice condivide la sua storia, per portare il grido di dolore dei colleghi e delle colleghe: «Io ho figlie grandi, anche se la minore che lavora con i bambini ora per forza di cose ha problemi a sua volta. Ma tanti hanno figli piccoli. Io dico a chi di dovere: mettetevi una mano sulla coscienza, pensate a chi ha sempre lavorato e pagato le tasse. Non ci possono abbandonare».

Antonello Baza invece lavora nel comparto metalmeccanico, in una piccola impresa. Un comparto che sta risentendo molto del problema, come segnala la Uilm. Lui e i colleghi hanno affrontato quattro settimane di cassa. Anche sua moglie è a casa: «Lei è fortunata, il suo datore di lavoro ha anticipato di tasca sua». Eppure anche Antonello pensa più ai suoi colleghi che a se stesso: «Almeno noi abbiamo un figlio grande. Ci siamo già passati con la crisi del 2008 e allora il bimbo era piccolo, avevamo il mutuo in ballo. Spero ci paghino presto, ma prima lo facciano con chi ha più bisogno».

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