Covid, variante Delta al 5% nel Comasco
«Ecco perché vaccinarsi è utile»

La mutazione “indiana” si sta diffondendo e per gli esperti entro un mese sarà quella predominante - L’infettivologo: «I sieri proteggono dalla malattia grave»

La variante Delta si sta diffondendo anche a Como, per gli esperti rischiamo di vedere un film già visto. Nel 2020, nel Comasco come in Lombardia, la pandemia si è diffusa con il ceppo del virus originale, detto di Wuhan. A dicembre è sbarcata la più rapida e trasmissibile variante inglese. Qui però non venivano sequenziati i campioni. Nemmeno a gennaio salvo rarissimi casi, neppure per lo spaventoso focolaio che ha investito la sede di Rebbio della Ca’ d’Industria.

Una prima statistica, comunque, indicava già dal primo mese dell’anno una crescente prevalenza della variante inglese, nel Comasco salita al 38%. A febbraio è diventata predominante con il 62%. Da allora, a marzo, hanno iniziato a concorrere anche altre varianti, non note, dei tentativi di evoluzione del virus. Il laboratorio di riferimento, a Varese, ha tracciato a Como casi di variante brasiliana e nigeriana. Ad aprile in percentuali comunque abbastanza basse, attorno al 6% del totale, con una diminuzione del ceppo cinese. Ceppo che comunque resiste: era ancora in circolazione a maggio anche se in misura minoritaria. Finalmente i sequenziamenti sono poi diventati sistematici, inizialmente solo sulla popolazione studentesca, da pochi giorni su tutti i positivi. Così a giugno controllando i tamponi nel Comasco si è per la prima volta notata la presenza della variante indiana Delta. Nelle statistiche aggiornate al 22 giugno è data attorno al 5% del campione. Si tratta di una variante più veloce rispetto a quella inglese, ma non più letale anche se in parte è capace di resistere alle vaccinazioni. Sempre a giugno nel comasco oltre alla variante brasiliana è stata isolata anche la variante Lambda peruviana, anch’essa all’attenzione delle autorità sanitarie.

«La vaccinazione ci protegge comunque dalla malattia – commenta Paolo Grossi, primario di Malattie infettive a Varese – e se è vero che non ci libera dall’infezione e possiamo comunque diventare positivi, con due dosi non si sta male, non si va all’ospedale. Ciò significa che dobbiamo completare la campagna vaccinale in fretta oltre l’immunità di gregge, la copertura dev’essere quasi totalitaria. Vaccinarsi è fondamentale. E poi quest’estate non dobbiamo essere superficiali: feste, discoteche, assembramenti, viaggi in altre Regioni e in vicini Paesi esteri. Rischiamo altrimenti di vedere un film già visto».

Tempo un mese e secondo le autorità anche nel nostro territorio la variante indiana diventerà predominante.

«Vengono segnalati anche in Italia focolai di varianti del virus Covid- scrive l’Istituto superiore della sanità - in particolare della variante Delta, che presentano una maggiore trasmissibilità e/o la potenzialità di eludere parzialmente la risposta immunitaria. La circolazione di queste varianti ha portato ad un inatteso aumento dei casi in altri Paesi europei con alta copertura vaccinale, pertanto è opportuno realizzare un capillare tracciamento e sequenziamento dei casi. Il raggiungimento di una elevata copertura vaccinale ed il completamento dei cicli di vaccinazione rappresenta uno strumento indispensabile ai fini della prevenzione di ulteriori recrudescenze di episodi pandemiche». Con l’estate il virus è comunque svantaggiato. I timori riguardano l’autunno, con una continua circolazione virale, in presenza di mutazioni vaccino resistenti e con una fetta di popolazione non ancora vaccinata.

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