Crocifisso gremito per l’addio ad Alberto Longatti: «Il nonno ci ha lasciato tanti valori»

Il lutto Ieri mattina il funerale del giornalista comasco, premiato anche con l’Abbondino d’oro. Presente il mondo della cultura e dell’arte, ma non solo. Il commosso saluto dei suoi nipoti

«Alla mia età, si frequentano sempre troppi funerali, salutando sempre meno amici». Parola di Alberto Longatti, decano del giornalismo comasco, punto di riferimento ineludibile per la cultura lariana (e non solo), personalità conosciutissima e stimatissima, premiata anche con l’Abbondino d’oro per la sua infaticabile attività di divulgatore, critico, storico e commentatore.

Tantissimi in viale Varese

Ieri mattina, dopo una scomparsa improvvisa che ha lasciato tutti senza parole, a iniziare dai familiari per proseguire con gli ex colleghi de “La Provincia”, tutti gli esponenti del mondo culturale, ma anche imprenditoriale comasco e della società civile, perché fino a poche ore prima era attivissimo, lucidissimo, con una vitalità che faceva sì che i suoi 92 anni non fossero altro che un mero dato anagrafico, l’ultimo saluto è stato per lui. Nella chiesa del Crocifisso (pare di sentire la sua voce: «La denominazione esatta è Santissima Annunziata»), che frequentava con assiduità e dove aveva salutato l’amatissima moglie Carla, sposata nel 1962, un’unione che ha persistito per 60 anni. A rendere omaggio a un uomo davvero multiforme, c’era, in rappresentanza del Comune, l’assessore alla Cultura Enrico Colombo, e due suoi predecessori, Luigi Cavadini e Sergio Gaddi.

Non potevano mancare elementi delle innumerevoli realtà locali che hanno potuto godere del contributo di Longatti: Maria Cristina Forgione, presidente del Carducci, e anche il suo predecessore Manlio Siani; Paola Carlotti per Parolario, con cui Longatti ha collaborato a più riprese; Luca Levrini di Fondazione Volta e presidente del comitato per le celebrazioni del Bimillenario di Plinio il Vecchio (proprio in questo ambito gli ultimi impegni); e ancora Daniele Roncoroni e Adriano Giudici, successori di Longatti alla presidenza della Famiglia Comasca; Massimiliano Mondelli in rappresentanza della Società dei Palchettisti del Sociale, quasi una seconda casa per Longatti, con lui anche Francesco Peronese, per anni alla guida della Società; Chiara Anzani per la Fondazione Como Arte, Giuseppe De Toma della “Cortesella”, Mimmo Totaro, creatore di Miniartextil, i past president di Confindustria Martino Verga e Giorgio Carcano; amici e collaboratori come Clemente Tajana, Franco Brenna, l’editore Gerardo Monizza e tanti giornalisti che hanno visto in lui un punto di riferimento anche negli anni successivi al pensionamento perché il suo apporto, su queste pagine, non è mai venuto meno.

La sua famiglia

Ma se tutti l’hanno apprezzato come giornalista e scrittore, conferenziere e ricercatore, in questa occasione prevale il privato di Longatti, il padre di famiglia, il nonno salutato dai numerosi nipoti che i figli, Maria Luisa, che ha letto un’accorata preghiera, e Marco, gli hanno dato. L’ultima parola deve essere la loro. «Il nonno era tante cose e aveva tante parole, tutte adeguate: era impossibile coglierlo impreparato su qualsiasi argomento, non parlava mai a sproposito, ma sapeva anche mettere tutti a proprio agio. Per noi era un nonno che ci lascia, sì, un grande vuoto, ma che ci ha anche trasmesso tanti valori e principi».

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